(Hepatica nobilis- triloba)
(dialettale )
Raffinata ranuncolacea, ravviva le zone in penombra con le sue corolle che gareggiano con il colore del cielo di primavera per la loro tinta di un azzurro intenso che può virare al violaceo, al roseo e più raramente al bianco.
Fanno corona a questi fiori, che occhieggiano come occhi di gatto, delle foglie a tre lobi con base cuoriforme, residui dell'anno precedente, sopravvissute con qualche acciacco al clima invernale inclemente.
Avendo
forma e colore violaceo-porporino somiglianti al fegato, nella
medicina del Medio Evo si consideravano adatti a curare le malattie
di questo organo.
I
fiori,all'apice di piccioli sottili, lentamente tendenti ad
allungarsi e a dondolare al vento, mostrano corolle con numero
variabile di vistosi sepali che sembrano petali, sostenuti da tre
brattee brunastre.
Tutto
ciò mette in evidenza e valorizza il ciuffo di stami biancastri che
si dipartono a raggiera da un capolino centrale verdognolo.
Nel
linguaggio dei fiori significa 'abbandono', chissà se nel senso di
trasmettere un messaggio di saluto definitivo o in quello di
abbandonarsi fiduciosi alla corrente della vita.