(Reseda lutea)
(dialettale: )
In tempi lontani il giallo di reseda fu un elemento davvero importante nell'arte di tingere i tessuti; era un giallo-luce che richiamava anche la chiarezza e la luminosità delle intenzioni umane ed era prodotto estraendo il pigmento dalla pianta intera raccolta soprattutto a fine fioritura.
Poteva essere anche componente di varie misture di colore, abbinandolo a tinte estratte da altre erbe tintorie; macerandolo in alcool si otteneva un inchiostro per scrivere usato dai frati amanuensi del Medioevo nelle loro miniature.
La pianta offre pure una sostanza amara che era utilizzata perché diuretica e sudorifera, in ogni caso calmante tanto da aver guadagnato così il nome, dal latino 'resedare- calmare'.
Insomma queste numerose proprietà della pianta hanno fatto sì che fosse coltivata in quantità e con molta cura; quella che occasionalmente si rinviene oggi su sentieri ghiaiosi, pietraie, terreni riportati è il risultato della disseminazione spontanea dei suoi semi scuri, lucenti e numerosi.
Danno origine ad una pianta che nel primo anno sviluppa la radice a fittone ed una rosetta di foglie basali sdraiate sul terreno, profondamente frastagliate e con margini increspati.
Nel secondo anno s'innalzano più fusti attorno ai quali si riuniscono i fiori sostenuti da brevi peduncoli; hanno un aspetto un po' confuso e sono così fitti da essere indistinguibili.
Ciascun fiore è protetto da una scaglia membranosa e consiste in un calice verde frazionato in più sepali e una corolla giallo- verdognola dall'aspetto malaticcio con petali minuti di diversa grandezza e suddivisi anch'essi in più lobi: forse non appare bello agli umani, ma per le api dev'essere mirabile, visto l'affollamento che provocano le loro visite insistenti e continue.