(Ruscus aculeatus)
(dialettale: )
Scoprire qualche pianta di pungitopo in quel di Valpiana rappresenta una vera impresa: non è un arbusto facilmente individuabile, perché, essendo abbastanza esigente in fatto di clima e di terreno e non sopportando inverni troppo rigidi ed eccesso d'umidità, non trova qui il suo ambiente ideale.
Può essere anche che nei tempi andati sia stato eliminato per evitare che i grovigli di vegetazione impenetrabile che è in grado di formare potessero impedire il pascolo agli animali o che la raccolta indiscriminata dei suoi giovani germogli commestibili abbiano lentamente impedito la sua diffusione.
Eppure per gli antichi, soprattutto del Nord Europa, era un talismano, una specie di amuleto vegetale da appendere nelle case e nelle stalle per onorare gli spiriti dei boschi: le sue foglie sempreverdi rappresentavano la sopravvivenza, le punte acuminate la difesa e le bacche rosso vivo la rinascita: un concentrato augurale.
A dir la verità le foglie non sono foglie, ma rami i quali, appiattendosi ed ovalizzandosi, si sono assunti il compito delle vere foglie che, invece, avvolgono la parte sotterranea del fusto sotto forma di piccole squame.
Si capisce che sono rami anche perché in primavera i fiori s'aprono al centro della parte inferiore di questi elementi speciali dallo strambo nome di cladodi; mostrano 6 tepali verdognoli e nei fiori maschili peduncolati, che appaiono su piante diverse da quelle che portano i femminili, 6 stami uniti a due a due.