(Primula vulgaris)
(dialettale: primavere)
La primula, che tappezza senza risparmiarsi le pendici delle alture esposte al sole, è detta da qualcuno 'fior di cuculo' perché addobba la terra con i suoi fiori gialli quando il cuculo, messaggero della primavera, comincia a far echeggiare tra i rami il suo ripetitivo canto, cucù, cucù.
Ed anche questa pianticella ripete se stessa, perché il rizoma, che è il suo fusto nascosto sotto terra, muore nella sua parte vecchia, mentre dall'altra s'allunga per mezzo di gemme che ogni anno costruiscono un nuovo pezzo di fusto, di seguito del precedente, completandolo poi con radici temporanee.
Così ringiovanita, tra le foglie bollose, disposte a rosetta, accende una miriade di corolle gialle, assomiglianti a lampadine ammiccanti, per ravvivare i tappeti invernali di foglie morte.
La corolla di ciascun fiore è un tubo quasi cilindrico che s'espande in un orlo a ruota, diviso in cinque lobi cuoriformi, in pratica un imbuto floreale che qualcuno succhia perché, nascosti in questo astuccio, s'annidano cinque stami e un solo pistillo dal sapore dolciastro.
Il tutto è protetto da un calice ottenuto dalla fusione di tanti sepali quanti sono i petali, dei quali restano libere solo le punte.
Se questi bicchierini non fossero così minuscoli, si potrebbero usare per brindare alla primula, il cui nome da 'primus - primo' indica la sua vittoria nell'essere la prima a fiorire ed anche la freschezza del suo apparire inaspettato che inneggia alla gioventù e al rinnovamento.
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