(Myosotis scorpioides)
(dialettale: ocet de la Madona)
Da una piantina neonata inizialmente anonima o quasi, all'epoca della fioritura, s'erge e s'espande un gran numero di ramoscelli che reggono in modo un po' disordinato delle corolle , assemblate a ciuffetto, 'dall'occhio luminoso', tinteggiate di celeste, di rosa ed anche di bianco.
Sembra un fiore romantico e gentile, difatti ha dato origine a molte leggende sentimental-zuccherose, dove appare come simbolo dell'amore eterno e del ricordo che si mantiene oltre la morte.
Invece questa sua esplosiva fioritura, che le fa allungare sempre più le sue estremità fiorite, la rende incombente ed oppressiva nei confronti delle piante vicine, tanto che alla fine sotto di essa regna il deserto: è come quando un legame, che si mantiene troppo forte, non permette ad altro di nascere e svilupparsi.
Più attento e concreto è stato chi gli ha dato il nome scientifico, 'myosotis - orecchio di topo', ravvisando una possibile somiglianza delle sue foglie vellutate e spatolate con quelle dell'animale; ognuna s'inserisce su un gambo robusto e peloso in modo da non ombreggiarsi vicendevolmente e da proteggere una gemma che cela un ciuffetto fiorale uscente all'ascella di ciascuna.
Semplici i fiori, muniti di corolle a tubo corto, con 5 petali che s'innestano attorno ad un foro centrale che appare scuro perché circondato da una coroncina di piccole gobbe giallastre, e fiorenti in ordine di posizione, dai disposti all'apice del gambo fino a quelli vicino a terra.
Man mano che sbocciano il loro colore s'attenua e quando appassiscono il rametto tende a curvarsi a spirale portando gli acheni ovali e neri che lo fanno assomigliare alla coda di uno scorpione.
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