Questa pianta deve il suo nome solenne al fatto di mostrare nel suo rizoma sotterraneo delle cicatrici circolari ed affossate simili appunto all'impronta lasciata da un sigillo premuto sulla cera; sono il ricordo del suo delicato fusto erbaceo che ha sacrificato per poter affrontare e superare l'inverno in condizioni che le consentono di conservare la vita a quella parte di sé che sta sottoterra.
Da questo suo grosso e nodoso fusto, che tra l'altro sa sviluppare radici per approfittare delle sostanze del terreno, si solleverà un nuovo ramo con un bel grappolo di foglie e fiori e si prolungherà una gemma nuova destinata a succedere al ramo attuale.
Quando esce alla luce del sole, il giovane getto s'accontenta d'un modesto mantello di scaglie, un turione con foglie e fiori ripiegati ed avviluppati che lentamente, giorno dopo giorno, si dispiega partendo da una forma quasi arrotolata e che rimane curvata verso terra anche nel momento della piena fioritura.
Sembrano tanti orecchini che fanno da contrappeso alle orecchie rappresentate dalle foglie svettanti sulla parte superiore, di un bel verde chiaro tendente al glauco, rinforzate da lunghe nervature parallele uscenti tutte dalla base e pronte a riunirsi all'apice.