(Lilium martagon)
(dialettale: )
L'aspetto del giglio martagone è fiero ed intrepido, quando svetta con aria dominante e un po' sdegnosa sugli altri fiori delle radure erbose o dei boschi radi: fa pensare ad un satrapo orientale con il suo turbante in testa o ad una femminile ed assai vistosa acconciatura di capelli.
Lo si individua subito anche per l'alto fusto eretto, macchiato di scuro e per le foglie spatolate, nella parte centrale addensate e distese tutt'attorno al gambo, quasi ad impedire che qualcuno, oltrepassandole, possa raggiungere quella magnificenza del fiore all'apice.
Esso è composto da un involucro fiorale appeso ad un peduncolo curvato verso il basso, nel quale 6 grandi tepali ripiegati decisamente all'indietro esibiscono una colorazione rosata punteggiata di macchie porporine che infittiscono nella parte dove hanno origine.
Sulla faccia interna di ognuno decorre lungo la linea mediana una specie di piega limitata da sporgenze ramificate, piena di nettare.
Fanno da cornice a 6 stami liberi raggruppati, i quali poi divergono per permettere ad ognuna delle voluminose antere rosso-minio, appese per il loro punto mediano, di mostrarsi ed oscillare.
I suoi 3 organi femminili saldati formano un ovario a 3 logge dove alloggiano molti ovuli ed è sormontato da uno stilo con 3 stimmi.
Non è che un comune Lilium, ma quale preziosità! Tanto che gli umani, raccogliendolo indiscriminatamente, ne hanno rarefatto la presenza in molte zone, dove ora sono i cinghiali a continuare l'opera distruttiva nutrendosi dei suoi bulbi gialli e squamosi.
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