(Cuscuta campestris)
(dialettale: )
A volte delle chiazze giallastre nei prati rivelano un fitto intreccio che si estende a macchia d'olio, se non contrastato: si tratta di un'erba parassita, la cuscuta.
Il suo fusto, esile e filiforme, in grado di avvolgersi attorno ai gambi di diversi tipi di piante, lentamente tesse una tela bianco-giallina, poco visibile all'inizio, ma poi sempre più aggrovigliata, finché l'ospite risulta inglobato in una specie di ragnatela, tanto che nel Medioevo era denominata 'rete del diavolo'.
La cuscuta non ha quindi bisogno di contatti con il terreno, se non quando i suoi minuscoli semi germinano e sono in grado di condurre un breve periodo di vita indipendente. Ma naturalmente risulta più comodo sfruttare gli sforzi degli altri per sopravvivere!
Dalla radichetta un germoglio sottile s'allunga, muovendosi a spirale, finché trova qualcuno da abbracciare fino a portarlo a morte, risolvendo così il problema della propria alimentazione.
Le foglie sono ridotte a piccole squame e i fiori, riuniti in capolini lungo il fusto, hanno la forma di un orcio panciuto; in alto si aprono 5 sepali corti e tondi, dai quali sporgono alcuni stami giallastri, mentre la corolla sfoggia un colore bianco gelatinoso, che sembra schiuma solida. Per fortuna sono di piccole dimensioni, altrimenti risulterebbero ripugnanti.
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