(Diplotaxis tenuifolia)
(dialettale: rucola)
Al riparo dei muriccioli dirupati di vecchie case, un'erbacea con portamento eretto s'appoggia alle pietre e mette in mostra dei fiori di un giallo pastoso ed intenso: è la ruchetta selvatica.
Da una radice a fittone s'innalza un fusto inizialmente legnoso e poi suddiviso in diversi rami con un buon numero di foglie di un verde glauco, un po' carnose, profondamente suddivise in lobi stretti e corredate di denti; lo spiega anche il suo nome, dal latino 'tenuis - strette e 'folia - foglie'.
Gli umani le mangiano in insalata miste a quelle di altre piante perché hanno un sapore piccante che può essere ritenuto gradevole o sgradito a seconda dei gusti; nel momento in cui vengono schiacciate, esse sprigionano anche un aroma caratteristico e penetrante, dovuto alla presenza di sostanze solforate, che la pianta produce per spaventare gli assalitori e che il naso umano talvolta interpreta come se fosse stato colpito da un improvviso colpo di freddo.
Le infiorescenze all'apice dei rami sono composte da piccoli fiori portati da piccioli lunghi con 4 petali spatolati disposti in croce e sorretti da un calice con 4 sepali verdi in diagonale rispetto ai petali; all'interno 4 stami lunghi e 2 brevi e un pistillo diritto.
Una struttura di disarmante semplicità per una pianticella che sa come difendersi.
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