(Daucus carota)
(dialettale: carota)
Tu dici 'carota' e pensi alla grossa radice fusiforme, gialla o arancione, tozza, cilindrica, conica, paffuta.... invece la pianta selvatica, che arreda i prati asciutti, ne ha una spessa, sottile come una penna, sprovvista di sostanza zuccherina e solo leggermente esalante il profumo di questo ortaggio.Su un fusto striato e ruvido si installano foglie con insenature profonde e l'incisione si presenta più marcata, fin quasi alla nervatura centrale, in quelle iniziali di ogni coppia sul picciolo collegato al gambo che lo sostiene.
Alla sommità svetta un'ombrella composta da tante ombrellette con fiori piccoli e bianchi, a 5 petali, più visibili quelli disposti sul bordo esterno; appena sbocciati sono bene sviluppate solo le antere, sembrerebbero fiori maschili. Ma dopo un po' di tempo, quando esse hanno sparso tutto il loro polline, s'allungano gli stili e stavolta si potrebbe pensare che sono fiori solo femminili. Invece è il trucco della maturazione in tempi diversi per evitare l'autofecondazione.
Proprio al centro dell'ombrella, ma non su tutte, se ne sta bel bello un'unico fiore o forse una miniombrella di 2-3 fiori con petali color porpora o quasi neri. A che servono non si sa.
Ogni ombrella è attorniata da bratteole verdastre, sottili e mosse, una specie di collettino ricamato che sottolinea la leggerezza dell'arabesco che lo sovrasta.
I peduncoli delle singole ombrelline, ben eretti fino alla fioritura, si arcuano alla maturazione, facendo convergere al centro i frutti marroni che sembrano abbracciarsi, formando una specie di anfora, promessa di una vita futura.
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