(Solanum dulcamara)
(dialettale: zuca amara)
C'è una forte somiglianza tra il fiore del pomodoro, della patata, della melanzana e questo della dulcamara: infatte tutte fanno parte della famiglia delle Solanacee, solo che quest'ultima tanto è bella quanto tossica.
Anche il suo nome potrebbe sottintendere che il dolce si tramuta in amaro come il sapore dei suoi rami e che la sua avvenenza fa dimenticare la pericolosità delle sue bacche verde oliva e poi rosso brillante, così ricche di solanina da rappresentare una vera minaccia.
La pianta, che ha bisogno di appoggiare i propri rami molli e lianosi ad altre piante se vuole emergere al sole, sviluppa foglie cuoriformi, ma capaci di cambiare forma a seconda del punto dove sono situate.
Lungo i fusti affiorano qua e là le infiorescenze formate da piccioli ad angolo, violacei, con più peduncoli, che si gonfiano a creare un calice dello stesso colore, con 5 segmenti dalle linee quasi geometriche.
Da esso pende un bocciolo dove 5 petali, perfettamente aderenti tra loro e sempre della stessa tinta, danno origine a delle costole ugualmente sporgenti.
Ma quando la corolla s'apre, rivolgendoli del tutto all'indietro, ecco la sorpresa: alla base di ognuno spiccano 2 macchie verdi, orlate di bianco che si accordano perfettamente a tutto quel violetto e che sottolineano magistralmente il denso giallo dorato dei 5 stami con le antere appressate.
Una vera lampadina con il suo unico stilo filamento che s'accende.
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