giovedì 5 settembre 2013

Carlina bianca

(Carlina acaulis)

(dialettale:  )

Si direbbe un tipo non soddisfatto dell'aspetto dei suoi fiori la carlina, che vive appiattita al suolo, ma non per questo desidera essere invisibile!

Infatti, da simulatrice esperta, fa in modo che le brattee superiori del suo capolino sembrino ligule dei fiori del disco i quali, a loro volta, appaiono simili a petali: doppio inganno quindi e anche aggravato dal fatto di colorirle con  un bianco avorio di una brillantezza argentea.

Fanno corona al grande disco piatto, dove sono incastonati in profondi alveoli, dei fiori a tubo tutti uguali, sfumati lievemente di rosa o di viola, cui sono interposte numerose pagliette sottilmente frangiate.


Li sovrastano gli stami, 5 per ogni fiore, con filamenti liberi ed antere avvolgenti l'unico stilo col solito stimma a due punte.

Naturalmente tutta questa magnificenza deve essere protetta ed ecco che, quando il cielo si rannuvola o si scurisce per l'avvicinarsi della notte, le brattee si raddrizzano e s'incurvano sopra il centro del disco erigendo un tetto conico chiuso sul quale può diluviare senza pericolo per il deposito di polline sottostante.


E non basta: siccome i rischi nella vita non finiscono mai, tutte le estremità, le dentature delle foglie, le brattee dell'involucro terminano con punte rigide ed aguzze, così il tessuto verde striato di rossiccio, è difeso da una selva di aghi che si drizzano in tutte le direzioni opponendosi strenuamente alla voracità degli animali.

Purtroppo questo sistema di autodifesa non è risultato valido nei confronti degli umani (hanno guanti coriacei loro!), i quali raccolgono la carlina per le sue proprietà medicinali, ma anche come cibo, ad esempio per farne marmellata.


Si dice abbia un gusto dolce-piccante, sicuramente frizzante come questa erbacea perenne, che impiega diversi anni per crescere ed accumulare in sé, assorbendole da un ambiente povero e magro, diverse sostanze utili.

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