(Lunaria rediviva)
(dialettale: )
Nell'atmosfera umida di una forra ombrosa e percorsa da un rivolo d'acqua spicca un'infiorescenza pallida che sembra messa lì apposta per rischiarare l'ambiente: pare quasi debole e malata, ma le grandi foglie turgide, di un bel verde pastoso, indicano che questa lunaria solitaria è del tutto a proprio agio in questo luogo.
I fiori bianchi, leggermente venati di violetto, con 4 petali disposti in croce e 4 sepali con apici divaricati, non hanno nulla di particolare, come quelli dei cavoli di cui è parente; ma danno origine a dei frutti, la cui strana avvenenza si fissa facilmente nella memoria.
Appesa ad un sottile peduncolo, una membrana a forma di un'ellisse allungata divide a metà una loggia appiattita, verdastra all'inizio della formazione, dove sono distribuiti alcuni semi arrotondati.
A maturazione, sul finire dell'estate, le 2 valve che li trattengono in posizione e che nel frattempo si sono assottigliate diventando biancastre e semitrasparenti, si staccano e cadono, liberandoli in modo che possano disseminarsi.
Rimane questo setto centrale, simile ad una moneta luminosa dal colore argenteo simile a quello della luna di giorno, percorso da linee scure che dal contorno si protendono verso il punto dove i semi erano fissati: è quel che rimane dello stilo persistente e filiforme.
Da noi questa pianta è soprannominata 'monete del papa', mentre in altri paesi 'onestà perenne', forse perché con questo tipo di moneta nessun umano può tentare di imbrogliare qualcun altro.
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