(Clinopodium nepeta)
(dialettale: menta selvarega)
Innumerevoli sono i nomi attribuiti alla nepitella e ciò testimonia la sua ampia diffusione e la facilità di adattamento ai luoghi, magari ricorrendo a leggere modifiche di qualche suo elemento; tuttavia qui si è fatta notare soltanto in autunno quando la maggior parte delle altre piante, più esuberanti, s'è afflosciata per riposare.
Non è infatti dotata di un aspetto spettacolare, ma appare come un'erba scialba ed insignificante, se non fosse che, quando l'annusi, rivela un aroma inconfondibile e piacevole, che ti fa desiderare ti portarla con te.
Perenne e strisciante, i suoi fusti ad un tratto issano la loro parte terminale mettendo meglio in mostra delle ordinate foglie ovali con margini a denti smussati, con la pagina inferiore, di grigio vestita, ammorbidita dalla presenza di peli.
Dalle loro ascelle contrapposte, sorrette da un breve peduncolo, sbucano le corolle tubulari, corredate dalla solita consueta gigantesca bocca, contornata di labbra, delle labiate; un lieve viola pallido, cosparso di peli che riflettono la luce e di macchie più scure disposte tutt'attorno alle fauci, ravviva appena gli steli.
Per fortuna ci sono anche i calici, che accentuano l'aspetto cromatico con la loro tinta forte, talvolta in contrasto con i petali e, poiché persistono sulla pianta anche dopo la fioritura per proteggere il frutto, collaborano ad accentuare la personalità di questa falsa menta, detta anche 'mentuccia', utilizzata soprattutto in cucina.
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