Lungo i margini sassosi delle strade e in luoghi anche aridi erompono, come spruzzi di una fontana, delle foglie composte, verdi rossastre, che affrontano temerarie anche la brutta stagione, offrendosi alla raccolta di chi ama quest'erba saporita.
Si tratta della sanguisorba, nome che le attribuisce le capacità di un vampiro nell'assorbire il sangue, o pimpinella, così chiamata per il forte aroma che emana, adatto a papille gustative forti.
La robustezza che la rende perenne è dovuta forse alla sua parte sotterranea, che è un grosso rizoma, una specie di lunga radice rubinetto, che sa andare a raccogliere l'acqua anche dove le altre piante conviventi non riescono ad arrivare.
Così si sviluppano degli striati fusti rosseggianti, da cui si dipartono foglioline sempre meno appariscenti, ma in compenso, all'apice, corte infiorescenze simili ad orecchini a palloncino: queste minisfere sono un ammasso di fiori senza petali, con 4 sepali ovali con la punta acuta , verdi e porpora listati di bianco.
Nella parte inferiore sono disposti i maschili i quali, facendo sporgere dal calice stami lunghi e flessuosi impreziositi da antere dorate ondeggianti ad ogni minimo alito di vento, spargono ovunque il loro pregiato carico di polline.
Forse a questo elegante e fresco aspetto della pimpinella sono dovuti la raccolta e l'uso che fin dall'antichità se ne faceva per diversi scopi medicinali, tra cui: 'Due o tre dei gambi e foglie messi in una tazza di vino sono noti per accelerare gli spiriti, rinfrescare e rallegrare il cuore, e scacciare la malinconia...'.
Chissà se per merito del vino o della pianticella!