Si fa notare da lontano il giglio detto di San Giovanni, perché apre le sue corolle nel periodo di giugno in cui si festeggia questo santo: è una macchia rosso-aranciata che s'innalza sul fondo verde dei prati , spesso al margine delle siepi e dei boschi.
Questo grande fiore, solitario all'apice del fusto o in gruppo di due-tre, è una campana rivolta all'insù formata da un giro di 6 tepali, 3 veri petali e 3 sepali diventati petali, divisi completamente uno dall'altro fin dalla base dove sono inseriti, cosparsi di minuti peli scuri.
Una corona di 6 stami liberi con antere grigiastre che sembrano appese in un equilibrio precario circondano un pistillo che sporge con il suo stimma violetto.
Rappresentano la prova della lungimiranza della pianta: infatti producendo pochi semi o non trovando essi terreno ed ambiente idonei ad una loro facile germinazione, supplisce a ciò dotandosi di queste particolari gemme, le quali, cadendo a terra emettono radici, aprono foglie e diventano ben presto esseri indipendenti. Anzi è tale la furia di andarsene che molte di loro, anche se ancora all'ascella delle foglie, gettano una o due radichette oscillanti in aria, quasi a voler andare incontro al terreno.
Anche i vegetali si supportano con altri mezzi ingegnosi quando le normali vie di sviluppo sono poco praticabili.