domenica 16 giugno 2024

Peverina a foglie strette

(Cerastium arvense)

Se si dovesse badare al nome di questa piccola erbacea ' cerastium arvense' si dovrebbe sorridere pensando al suo significato che potrebbe essere 'cornuto dei campi', per la forma simile ad un corno dei suoi frutti.
E siccome, di solito, essendo provvista di vitali stoloni striscianti, forma dei densi ed intricati tappeti, soprattutto nei pascoli aridi e rasi, ma anche nei giardini sassosi dove può essere seminata o trapiantata, i 'dotati di corna' da osservare sono innumerevoli.




Infatti anche la fioritura risulta molto abbondante con uno sviluppo incontenibile di corolle semplici, disposte all'estremità di brevi peduncoli ascendenti, rivolte verso l'alto e valorizzate da foglie pelose, opposte, di un bel verde glauco che assume una tonalità grigio argentea per la sottile peluria chiara che lo mimetizza.




Le corolle, sostenute da 5 sepali, espongono in bella vista 5 petali liberi e bianchi, suddivisi in 2 lobi all'estremità esterna e solcati da linee longitudinali più scure, che si dipartono dal centro, dove 5 stili sormontano gli ovuli disposti su una colonna centrale verdastra e 10 stami fanno dondolare le loro grandi antere.
Tutto questo biancore schiarisce ed illumina anche gli angoli più oscuri, dando ragione agli inglesi che la definiscono 'neve d'estate'.



Pallone di maggio

(Viburnum opulus)

Può capitare che il clima decreti che il pallone di maggio diventi pallone di giugno come è accaduto quest'anno in Valpiana: ma anche così le sue infiorescenze ad ombrella, erette, impalcate su sei sette raggi principali che portano due tipi diversi di fiori hanno sviluppato la loro strategia primaria di sopravvivenza.
Essa consiste nella suddivisione del lavoro: infatti esternamente sono disposti i fiori sterili, belle e grandi corolle candide il cui compito è rendere visibile la distesa di fiori fertili, raggruppati in centro con 5 minuscoli petali e 5 stami che devono accogliere gli insetti e lasciarsi fecondare.
Ecco un esempio di come qualcuno offre la propria bellezza per il bene comune.



Appena impollinati, tutti imbruttiscono rapidamente: le corolle degli sterili perdono coesione con il peduncolo, oscillano sul perno e si lasciano portar via dal vento, mentre i fertili lentamente si trasformano in frutti dapprima verdi e poi rosso lacca, lucidi e un po' trasparenti.
La pianta è un bell'arbusto verde chiaro, detto 'opulus' perché la sua foglia assomiglia molto a quella dell'acero campestre che i Romani chiamavano appunto così e che veniva usato come sostegno delle viti.


A seconda dei bisogni le sue foglie possono rialzare i bordi e incresparsi per far posto a tutte e in autunno si colorano di un bel rosso che pare voler sottolineare le ciocche delle belle bacche turgide capaci di restare attaccate al picciolo anche sotto un'abbondante nevicata.