lunedì 19 agosto 2024

Elleborina crestata

(Epipactis atrorubens)

Un pendio assolato di terreno calcareo ben drenato con affioranti rocce biancastre è un'ottima quinta per far risaltare il marrone purpureo di un'abbondante colonia di elleborina crestata, dal coraggioso comportamento di pianta pioniera; la difficoltà di sopravvivere in questo luogo è testimoniata anche dalla presenza di pianticelle esili e magre non fiorite.
Il loro rizoma sotterraneo ha comunque fatto emergere un fusto arrossato e cosparso da una fitta coltre di peli biancastri con qualche squama violacea, tra ovali foglie verdi, disposte alternativamente su due file, rinforzate da nervature parallele che le danno un aspetto rustico.


Ma l'infiorescenza, con la sua sfilata di fiori pendenti dai loro pedicelli, anch'essi collocati con ordine quasi a coppie, stupisce ed eccita la fantasia per l'ineguagliabile struttura di ognuno di questi.
I 3 appuntiti tepali esterni, dipinti di un viola polveroso, fanno da ornamento ai 3 interni, dove il centrale mostra dimensioni ragguardevoli e una forma particolare: nella parte in fondo, concava, appare simile ad una pantofolina sfumata di chiaro, la quale, sul davanti, s'allunga in 2 morbide arricciature rosate, quasi un fiocco per abbellire il tutto.


Al di sopra spicca l'organo a colonna formato da stame e stilo, di un bel giallo che pare emanare una luce soffusa perchè ombreggiato e protetto dai tepali al di sopra.
Un leggero profumo vanigliato, oltre al fantastico ' design', è l'ulteriore attrazione che l'elleborine ha escogitato per garantirsi la visita di qualche insetto che favorirà l'impollinazione utile alla formazione di un notevole numero di minuscoli semi.





Belladonna

(Atropa belladonna)
 
Il nome di questa pianta fa sicuramente incuriosire, perché non è subito intuibile la correlazione esistente tra essa e l'aspetto di una femmina; anzi, poiché qualche volta proprio il modo di presentarsi, anche dei vegetali, richiama sensazioni non positive, ci si chiede se l'accenno alla bellezza non nasconda qualche inganno o qualche minaccia.
Incontrando la belladonna in genere nell'ombra di boschi umidi o in luoghi disboscati da poco, quindi squallidi, si ha proprio l'impressione che abbia qualcosa da occultare.


Sarà a causa dei fiori a forma di gonfia campana che si posizionano seminascosti e solitari tra coppie di foglie o sarà per la loro tinta livida dovuta all'intreccio di viola, bruni, gialli, verdi , i quali, variamente combinati, sembrano rinviare a incantesimi , a magie, a malanni.
Se poi vieni a sapere che in certi luoghi era chiamata 'l'ombra mortale della notte' , o anche 'ciliegia della pazzia' , senza contare che Atropo era una delle Parche, quella che recide il filo della vita, non ci sono più dubbi, è un essere malevolo, da evitare.


Meglio limitarsi soltanto ad osservarne le fresche foglie appuntite, il fusto slanciato che regolarmente si suddivide in 2 o 3 ramoscelli, il calice con 5 sepali ordinatamente disposti, la corolla col margine suddiviso in 5 lobi lievemente ondulati, i 5 stami con antere molto sviluppate e l'unico stilo centrale; non si sa mai cosa possa capitare a chi tocca una belladonna.