Non gode di buona fama il rovo: già protagonista di una parabola del Libro dei Giudici nella quale si insinua che la conquista del potere anche tra le piante è spesso di chi non ha altro da offrire se non la propria arroganza, citato speso nella Bibbia dove impiglia qualcuno, indicato nella fiaba di Rosaspina come ostacolo insormontabile per i principi che la vogliono risvegliare, ricordato nel Rinascimento come simbolo di ogni sorta di vizi.
Naturalmente queste dicerie scaturiscono dal fatto che tutta la pianta, fusti, piccioli, retro delle foglie, grappoli dei fiori sono muniti di innumerevoli spine ricurve ed aguzze che, se ti agganciano, ti straziano.
L'elemento più debole è il fiore: quando il bocciolo biancastro si dischiude, i 5 petali appaiono spiegazzati come un tessuto di lino non stirato; non ha nettare e la sua esistenza si conclude in poche ore.
E con la loro dolcezza sono le vere ammaliatrici, capaci di far dimenticare la prepotenza e la violenza che ad ogni contatto il rovo usa.