(Veronica persica)
(dialettale: Erba coionèla)
La veronica, così minuta da sfuggire ad un occhio distratto, in gruppo forma romantici tappeti dalla trama minuta e leggera che sembrano voler mimetizzare il bruno della terra smossa nei campi e negli orti oppure lungo le strade e sui muretti.
Vive quindi in luoghi poveri di nutrienti e allora cosa fa la povera affamata quando il nutrimento non basta più? Invia le sue gemme da fusto a nutrirsi più lontano, prostrandole a terra, permettendo loro di allontanarsi e di emettere radici, dando così origine a nuove famiglie.
I fiori, portati da lunghi peduncoli, nascono all'ascella delle foglie, sono solitari e sfoggiano un azzurro smalto che rivaleggia con quello di un cielo sereno dopo un acquazzone di primavera.
Aprono quattro petali saldati tra loro, percorsi da linee sottili che sembrano indicare la via per raggiungere il centro dove alloggiano gli organi sessuali, tra cui gli stami con la parte estrema ingrossata e di color bluastro.
Il nome che porta è importante, richiama un personaggio della tradizione cristiana e per questo in molte zone sono diffuse delle leggende che la vedono come protagonista.
Il fatto di assomigliare a degli occhi ha fatto sì che chi la dona ritenga che occhi divini possano vegliare sul viaggio di chi parte.