(Prunus avium)
(dialettale:sarezer)
I boschi freschi della Valpiana si schiariscono e s'illuminano di maggio per la presenza di molti ciliegi selvatici, talvolta anche molto annosi ed imponenti.
La pianta è un bell'albero che cresce diritto con rami d'accrescimento e ramoscelli bruni recanti foglie e organi riproduttori che prima mostrano cespi serrati di boccioli protetti dalle guaine verdastre del calice e poi s'aprono in corolle tremule.
Pendono da lunghi peduncoli e si dischiudono tutti nello stesso periodo di tempo dando al ciliegio l'aspetto di una nuvola candida e leggera caduta dal cielo.
Dai sepali del calice a punta acuta che si ripiegano all'indietro fanno capolino 5 petali bianchi un po' stropicciati con al centro un ricco bottone di stami giallicci che fanno corona ad uno stilo verdastro e l'ovario posto in posizione preminente rispetto al loro livello di inserzione.
Tutto è pronto perché le api impollinatrici li visitino e possa così aver avvio il frutto che è una bacca più o meno scura, con succo rossastro, dal sapore dolce, vera tavola imbandita per i volatili, non a caso il nome è 'ciliegio degli uccelli'.
Il fiore è simbolo di una virtù che sembra dimenticata al giorno d'oggi, la buona creanza, la cortesia, e in Giappone, paese dove vi è una vera adorazione per questa pianta, è anche indice di grazia, integrità morale e modestia.
E i giapponesi dedicano poesie alla sua bellezza:
'Cadono i fiori di ciliegio
'Cadono i fiori di ciliegio
sugli specchi d'acqua della risaia:
stelle,
al chiarore di una notte senza luna'.