(Crataegus monogyna)
(dialettale: )
A differenza di altre rosacee il biancospino, che è un arbusto cespuglioso con fusto tortuoso, fiorisce dopo essersi ricoperto di ciuffi crestati di lucide foglioline minute ed increspate, profondamente incise in 3 o 5 lobi dentellati.
Sui rami grigio chiaro fitti ed intricati tra innumerevoli spine acute, ognuna a difesa delle foglie, verso metà maggio prorompe un'abbondante fioritura di mille ciocche che illuminano il cespuglio nascondendo in parte la severità di tutto quel verde cupo.
In ogni infiorescenza convivono fiori di tutte le età: boccioli più grossi e chiari s'alternano ad altri piccoli e verdastri tra qualche fiore già aperto.
In esso, tra 5 petali immacolati appare una prima serie di stami distesi con le antere delicatamente rosate, mentre altri più interni sono ancora ripiegati all'interno in paziente attesa del loro turno di dispiegare tutta la loro leggiadria.
Pur avendo un candore visibile anche nel buio, non s'accontentano di questo richiamo, ma emanano anche un leggero profumo di mandorla amara che richiama l'intervento perfino di farfalle notturne per la distribuzione del polline.
I Romani lo chiamavano 'alba spina' e lo dedicavano alla dea Maia che, manco a dirlo, regnava sul mese di maggio e che imponeva la castità essendo il mese della purificazione;ma gli è stato assegnato il nome che deriva da 'kratos - forza, robustezza', badando alla durezza del legno e all'impressione di forza che dà l'intera pianta.