(Paris quadrifolia)
(dialettale: )
Capisci, osservando in luoghi ombrosi ed umidi l'uva di volpe, che essa ama la geometria, la nobile scienza dell'ordine nello spazio. Infatti la prima cosa che noti è la disposizione delle 4 grandi foglie senza picciolo, ben distese attorno all'unico rigido gambo e disposte in croce.
Dall'incrocio centrale, un po' incavato, si sviluppa su un corto peduncolo un bocciolo simile ad un pinnacolo verdastro che sembra racchiudere chissà quale tesoro vegetale.
Invece, quando si schiude, ecco comparire un fiore scialbo e poco appariscente nella forma e nel colore, ma molto rispettoso delle forme, dell'uso dello spazio, dei numeri: sono 8 tepali a forma di triangolo isoscele, 4 rigidi ,con le punte aguzze rivolte all'esterno, e altri 4 giallognoli ma più morbidi, po' accartocciati, inseriti a croce rispetto agli altri.
Dal centro si dipartono 8 stami diritti, allungatissimi ,disposti a distanze regolari e a raggiera e 4 stili violacei dalle linee sinuose, sulla sommità di una specie di saccoccia che poi diventerà una bacca sferica, prima verdastra, poi violacea.
Il suo nome 'paris- pari' non fa altro che sottolineare il concetto di parità espresso da molti dei suoi elementi. Un tempo era usata, probabilmente con pochi risultati, nella cura della pazzia, ritenendo forse che la sua disposizione ordinata potesse essere utile a riordinare la testa degli umani.