(Angelica sylvestris)
(dialettale: )
L'angelica, sotto il sole di luglio, svetta massiccia sul suo fusto scanalato e nodoso, sfumato di viola e dall'aspetto infarinato, il quale diventa via via cavo, perchè con il crescere della pianta il midollo s'elimina tranne che ai robusti nodi intermedi.
Essa si fa notare, oltre che per le ragguardevoli dimensioni in rapporto ad altre piante ormai prostrate dal calore estivo o rinsecchite, anche per il fatto che larghe guaine membranose, dopo aver abbracciato lo stelo, formano una specie di uovo che, aprendosi, libera l'ombrella dei fiori, ancora neonata.
Inoltre, all'estremità si sviluppano foglie, verde lucido superiormente e più chiaro sotto, disposte simmetricamente ai due lati del picciolo comune collegato al centrale uscente dalla guaina e le loro lamine sono divise da insenature molto profonde.
L'infiorescenza è un insieme di 30 - 50 raggi diritti, ognuno dei quali origina un'ombrelletta di piccoli fiori inizialmente rosati, con calice ridottissimo e corolle con 5 petali minuscoli; mentre l'ombrella maggiore deriva direttamente dal gambo, le minori sono appoggiate ad un involucro formato da alcune sottilissime brattee.
Il nome rispecchia l'idea che di essa si era fatto il popolo nel Medioevo: si credeva che fosse discesa dal cielo, dagli angeli e che per questo possedesse virtù angeliche in grado di combattere contro le influenze maligne. Ed effettivamente le miniombrelline un po' gonfie e ripiegate verso il basso fanno pensare alle vesti degli angioletti natalizi.