(Convolvulus sepium)
(dialettale: beluriga)
Ci sono piante che, per sfuggire ai rigori fatali dell'inverno, nascondono una parte del loro corpo, il fusto biancastro lungo e più o meno ingrossato, sotto terra dove regna una temperatura più dolce; ma esse hanno anche bisogno di luce, perciò appena la primavera fa sentire i suoi benefici effetti, ecco che appaiono sotto forma di filo verdastro, occhieggiano un po' e stabiliscono la direzione da prendere.
Una di queste è il convolvolo, il quale, infido e malandrino, nascosto nel terreno,continua a viaggiare con i suoi fusti colonizzando ampi spazi e prendendosi gioco di tutti perché, anche se si strappa la sua parte visibile appena esce dalla sua tomba, dopo pochissimo tempo ricompare.
Evidentemente la sua fame di sole, dopo il buio, deve essere notevole perchè il fusto, chissà in che modo, individua subito un sostegno a cui aggrapparsi come fosse sfinito; il convolvolo s'avvolge da destra a sinistra e in un battibaleno, fedele alle abitudini dei suoi antenati, arriva alla sommità presentando intanto le sue foglie fatte a punta di lancia, e poi dondola nel vuoto ed oscilla cercando altre possibilità o il vento che lo spinga verso un'altra pianta che avviluppa nelle sue spire.
E lassù si aprono le sue grosse bianche corolle a trombetta, composte da varie parti triangolari simmetriche, lucenti come porcellana. Una piega rilevata ed una infossata mettono in risalto questa struttura a imbuto e in fondo s'aprono 5 fori che sono in corrispondenza con un anello arancione che sta attorno all'ovario e che produce il nettare.
La posizione degli stami raggruppati attorno al pistillo o slargati indicano gli stadi di maturazione del fiore che resta aperto solo per un certo numero di ore, finché, avvenuta la fecondazione, si rinchiude per sempre e con esso la sua bellezza.