(Silene dioica)
(dialettale: )
Un contrasto davvero formidabile quello che la silene dioica offre alla vista: una corolla delicata, liscia e lustra, profondamente incisa e un calice con sepali rigidamente saldati a formare un tutt'uno, cosparso di una folta peluria; insomma la bella e la bestia insieme!
A dir la verità anche i fusti e le foglie sono pelosi e per di più leggermente appiccicaticci, nel tentativo forse di apparire ad eventuali malintenzionati più pericolosa di quello che è.
La forma ad otre del calice, costellato di venature scure che ne sottolineano le curve, fa pensare che all'interno vi sia qualche misterioso congegno che richiede segretezza e spazio o che la pianta abbia predisposto un gran deposito per i suoi frutti.
Questa caratteristica è così evidente che gli umani hanno voluto ricordarla nel nome: silene deriverebbe da Silenus, essere semidivino che nella mitologia greca s'accompagnava nelle bevute al dio Dioniso, guadagnandosi un ventre rigonfio.
Secondo altri discenderebbe dal greco 'selene - Luna piena' per indicare che l'apertura dei boccioli avviene di preferenza durante la notte.
I fiori formano una specie di raggruppamento a grappolo attorno al fiore apicale; i petali rosa fucsia sono 5 e si distendono attorno a 10 stami o a 5 stili.
Infatti essi sono o maschili o femminili e qualcuno ha osservato che il calice dei femminili è più grosso, proprio come una mamma in attesa; aspetta il granello di polline trasportato dagli insetti o dal vento per poter dare origine al suo frutto.