(Atropa belladonna)
(dialettale: )
Il nome di questa pianta fa sicuramente incuriosire, perché non è subito intuibile la correlazione esistente tra essa e l'aspetto di una femmina; anzi, poiché qualche volta proprio il modo di presentarsi, anche dei vegetali, richiama sensazioni non positive, ci si chiede se l'accenno alla bellezza non nasconda qualche inganno o qualche minaccia.
Incontrando la belladonna in genere nell'ombra di boschi umidi o in luoghi disboscati da poco, quindi squallidi, si ha proprio l'impressione che abbia qualcosa da occultare.
Sarà a causa dei fiori a forma di gonfia campana che si posizionano seminascosti e solitari tra coppie di foglie o sarà per la loro tinta livida dovuta all'intreccio di viola, bruni, gialli, verdi , i quali, variamente combinati, sembrano rinviare a incantesimi , a magie, a malanni.
Se poi vieni a sapere che in certi luoghi era chiamata 'l'ombra mortale della notte' , o anche 'ciliegia della pazzia' , senza contare che Atropo era una delle Parche, quella che recide il filo della vita, non ci sono più dubbi, è un essere malevolo, da evitare.
Meglio limitarsi soltanto ad osservarne le fresche foglie appuntite, il fusto slanciato che regolarmente si suddivide in 2 o 3 ramoscelli, il calice con 5 sepali ordinatamente disposti, la corolla col margine suddiviso in 5 lobi lievemente ondulati, i 5 stami con antere molto sviluppate e l'unico stilo centrale; non si sa mai cosa possa capitare a chi tocca una belladonna.