sabato 7 settembre 2013

Poligono persicaria

(Polygonum persicaria o persicaria maculosa)

(dialettale: )


Sul bordo dei fossi e delle cunette, ma anche nel bel mezzo degli orti e dei campi coltivati o a ridosso di ruderi si può intravedere il poligono persicaria, che pare stia bene in compagnia degli umani, accertata la sua disponibilità a mettere radici dove loro si insediano.

Qualcuno lo chiama salcerella, forse per la forma delle foglie, altri pollice della signora o piede rosso, altri ancora pettegola: e infatti un po' l'aria civettuola e falsamente ingenua e la tendenza ad intrufolarsi tra le altre piante, quasi a curiosare o ad origliare, ci sarebbero.


Di sicuro è molto vitale, tanto che qualche suo seme può rimanere nel terreno, pronto a germogliare, anche per 45 anni; oltretutto è un serbatoio di utili sostanze medicinali.

Forse è per questa sua robustezza che nel centro delle sue foglie lanceolate ed oblunghe si staglia una macchia scura a forma di V rovesciata, quasi a proclamare la sua vittoria contro le avversità. Ogni foglia è disposta in modo alterno sul fusto ed ha origine da nodi rossicci ben visibili, avvolti da guaine trasparenti con corte setole argentee sul bordo.



Tra la foglia e il fusto s'innalza un asse fiorale diritto che porta in cima un'infiorescenza cilindrica bianco rosea: i fiori che la compongono sono minuscoli e con parti non ben differenziate.

La corolla è infatti un insieme di 5 tepali, cioè foglie che simulano i fiori veri, imitandone forme e colori; all'interno sono disposti a spirale  pallidi stami, da 4 ad 8,  e i 2-3 stili saldati tra loro sono poco visibili.