martedì 13 maggio 2014

Valeriana trifogliata

(Valeriana tripteris)

(dialettale:   )


Terreni rocciosi, ombreggiati ed umidi, un po' tetri per la presenza di una vegetazione ancora limitata di inizio primavera, possono essere qua e là costellati da graziose e leggere corolle di petali bianchi sfumati di rosa, sostenute da steli rigidi che si dipartono da fusti robusti e striati di un verde rosseggiante.




Questi fiori, dotati di un calice ridotto munito di piccoli denti, importante perchè farà la sua parte quando la pianta s'avvierà a formare il seme, aprono via via 5 petali che s'affollano ricoprendosi lievemente uno con l'altro e sfociando da una base ad imbuto, da cui fuoriescono pochi lunghi stami ed un pistillo, che ingentiliscono queste infiorescenze dapprima arrotondate e poi allargate ad ombrello.



Esse sono deliziosamente sottolineate da foglie sugli steli suddivise in 3 segmenti aguzzi come punte di lancia, seghettate tutt'attorno ai margini e di un intenso verde scuro lievemente polveroso.

Il nome, che ha un che di nobile, significa ' relativo a Valerio', forse il primo fruitore delle proprietà sedative e narcotiche della pianta, il quale risiedeva nella provincia romana Valeria, in Pannonia, dove pare essa abbondasse insieme ad altre varietà.


Perfino ai gatti piace assaggiarla e, inebriandosi di questa droga, diventano un po' folli.