mercoledì 9 aprile 2014

Gigaro scuro

(Arum maculatum)

(dialettale:   )


Se, nei mesi primaverili, cammini lungo delle siepi fresche ed ombrose dal lato nord, puoi vedere ciuffi folti di foglie di un bel verde talora maculato di bianco o di bruno tra cui ce n'è una più chiara, la quale, invece di disporsi orizzontalmente rispetto al terreno, s'innalza diritta verso il cielo: non sempre arrivi ad immaginare che il suo compito è diverso.

Aggirando le piante in direzione sud, scopri che questo cartoccio arrotondato contiene, custodisce e protegge una spiga grossa e carnosa, una specie di clava violacea, chiamata anche, nei paesi anglosassoni, ' pene del cuculo'.

La sua funzione è quella di richiamo degli insetti per mezzo dell'odore acre e nauseante che emana e per il colore vistoso; invece i veri fiori sono alloggiati nella parte inferiore dell'asse carnoso e disposti a strati: prima dei fiori sterili a forma di filamenti rivolti verso il basso, posti proprio dove la spata si restringe, seguiti da fiori maschili, da altri fiori sterili e infine dai femminili, tutti quanti piuttosto minuscoli ed indifferenziati nelle loro parti.

All'interno di questa camera, quando maturano gli stami, la temperatura si alza anche di diversi gradi rispetto a quella esterna, da cui il nome il nome della pianta 'arum- calore'; ne godono gli insetti, i quali scivolando lungo le lisce pareti della spata, sono precipitati tra i fiori con i peli disposti in senso contrario all'uscita. Così, senza poter risalire, inquieti s'aggirano senza trovare vie d'uscita  e nel loro folle volo si prestano ad impollinare i fiori femminili che fioriscono per primi.

La pianta aprirà le porte della loro prigione facendo appassire i fiori più in alto solo quando saranno ben imbrattati del polline dei suoi fiori maschili e sazi potranno volarsene via, pronti a visitare un altro gigaro in diversa fase di maturazione.

Mirabile esempio di inganno a lieto fine per tutti.