(Genziana acaulis)
(dialettale: gensianela)
Chi, in questi ultimi anni, riesce ad intravedere nel secco dei prati e dei pascoli magri le corolle delle genziane si sente meritevole di una medaglia al valore della ricerca, perché questa pianta è molto più rara, sembra non apprezzare le mutate condizioni ambientali.
Ed è un vero peccato, dato che questa erbacea trasferisce un frammento di cielo turchino nell'ocra dell'erba: fra le foglie appressate al suolo giallo-verdi, collocate a rosetta, spicca un unico grande fiore, sostenuto dal gambo che esce direttamente tra di esse.
La corolla, un tubo a forma di campana con l'apertura suddivisa in 5 lembi a punta che si rovesciano all'indietro, quasi a valorizzare la voragine centrale, sembra abbia ruotato nell'aprirsi lasciando piegature vistose e sfumature di colore diverso.
Sui lembi, verso l'interno, scopri delle strisce orizzontali e verticali più scure, come passaggi pedonali e, proprio sulla curva sono distribuite come delle piccole escrescenze con riflessi verde metallico, simili a quelle incollate sotto i calzini per evitare scivolamenti pericolosi: che la pianta abbia voluto frenare sull'orlo del baratro la corsa dei visitatori troppo veloci ed imprudenti?
Un fiore così attraente potrebbe rappresentare una trappola amara, anche se inganno non sono le sostanze amare che da essa si estraggono e che rendono aromatici e curativi molti liquori che le contengono.