(Achillea millefolium)
(dialettale: )
C'è un patriarca dei botanici, Plinio il Vecchio, che ha dedicato il libro 'Storia naturale' alle erbe officinali spontanee raccontando molte cose più o meno credibili. Narra ad esempio che l'eroe Achille, ferito il re Telefo, ne curasse la ferita con un impiastro contenente un'erba prodigiosa che lo guarì.
Si trattava dell'achillea, che a lui deve il suo nome, e riguardo alla quale osservazioni più recenti hanno chiarito che è anche in grado di rinforzare le piante vicine tramite sostanze secrete dalle sue radici; qualcuno ha anche affermato che può essere considerata il mercurocromo dei nostri prati.
Cugina della camomilla, come testimonia il suo aroma, è adattabile ed invadente; da un rizoma strisciante allunga i suoi fusti sotterranei che, emergendo dalla terra, prima sviluppano una rosetta di foglie basali, grigio argentee, molto frastagliate, poi uno o più steli ricoperti di foglie suddivise in innumerevoli lamelle distanziate tra loro e ricoperte di lanugine.
Sulla sommità si dilatano delle infiorescenze dense ed appiattite, formate da un insieme di piccole ombrelle, ognuna portante più fiori bianco-opaco o rosa.
Ogni peduncolo sorregge un involucro, composto da squame orlate di scuro, che protegge il ricettacolo dove s'inseriscono ordinatamente 2 tipi di fiori: gli esterni con ligula a 3 lobi, di genere femminile; gli interni, tubulosi, a 5 petali, bisex, con 5 stami a filamento libero ed antere saldate attorno all'unico stilo giallastro.
Presi ad uno ad uno, questi fiori sarebbero impercettibili, ma così assemblati si guadagnano una buona visibilità, rendendosi riconoscibili in qualsiasi luogo.