venerdì 3 maggio 2013

Poligala

(Polygala chamaebuxus)

(dialettale:  )


Assai bizzarre l'utilizzazione e la struttura del fiore della poligala!
Infatti nell'antichità il suo infuso veniva preparato per le donne incinte perché si credeva favorisse un'abbondante produzione di latte; per quanto riguarda la forma, può dare l'impressione di assomigliare all'organo sessuale del maschio, anche se più leggero e leggiadro.


I fiori sono sostenuti da un calice con 5 sepali liberi, i 3 esterni sono corti e avvolgenti la base della corolla, mentre gli altri 2 sono simili a lunghe ali o ad orecchie di coniglio che s'innalzano a mo' di vessillo di color bianco-latte, come a richiamare l'attenzione.

I 5 petali, inizialmente saldati ad astuccio e protetti dal calice, sono avviluppati tra loro  formando una specie di fallo nella cui estremità più esterna si notano il lembo inferiore a carena e due superiori gibbosi di color giallastro con qualche sfumatura rosso-aranciata; dal centro fuoriescono, a maturazione, le antere erette.


Sbocciano solitari o in radi raggruppamenti all'apice dei rametti, tra le foglie lucide e sempreverdi, somiglianti a quelle del bosso, piuttosto rigide come il cuoio per resistere al freddo invernale.

I fusti sono molto ramificati, legnosi in prossimità del terreno, con portamento strisciante, danno origine ad un arbusto nano che cresce su prati aridi, pendii soleggiati, pascoli asciutti, dove comunque non crescono piante troppo ombreggianti.