domenica 19 maggio 2013

Viburno

(Viburnum lantana)

(dialettale: pagogna)


Dalle proprietà dei suoi rami flessibili e resistenti, usati un tempo dai contadini per legare fascine, siepi, piante ai pali.., è derivato il suo nome, da 'viburnum - legare'.

È un arbusto sempre assetato che presenta un'impalcatura simmetrica dei suoi rami radi ed essenziali, sui quali sono distribuite delle foglie d'un verde quasi grigio, biancastre sotto e finemente dentellate sul bordo: a toccarle sembra di avere in mano una tela di sacco cosparsa di polvere.

Strappare uno dei suoi rami è una vera impresa: infatti si può lacerare la corteccia esterna, ma la parte legnosa si piegherà ma non si lascerà spezzare, pur soffrendo e lasciando uscire una sostanza gommosa. Pare che un tempo, bollendo questa corteccia, si ricavasse il vischio per catturare gli uccelli.

La sua infiorescenza è composta da 7 pedicelli, uno centrale e gli altri attorno perfettamente disposti e tali da assumere una forma a cupola.


Ognuno sostiene dei fiori bianchi a 5 petali, dai quali emergono gli stami che assomigliano a spilli con capocchia piantai in un puntaspilli.

Lentamente si trasformeranno in ciocche di frutti di forma ovale un po' compressa, con un  unico seme duro all'interno: il colore virerà dal verde, al rosso e infine al nero talmente lucido da potersi quasi specchiare.


Sono mangerecci anche se non invogliano molto tanto che un tempo gli umani succhiando e sputando li definivano con un volgare 'merda de gat',