mercoledì 8 gennaio 2014

Lichene

(Xanthoria parietina)

(dialettale:   )


Li vedi sui sassi, sui muri, sui tronchi, al sole e all'ombra, d'estate e d'inverno, soli o in compagnia: lambiscono con la struttura appiattita del loro tallo le superfici a cui aderiscono e da ciò ricavano il loro nome di licheni.

Sono il risultato di un ingegnoso intreccio tra alghe, situate al di sotto di un insieme compatto di ife di fungo, colorate di rosso, giallo, verde, grigio... e tra questi due costituenti esiste uno scambio utile ad entrambi.


Il fungo usa le sostanze organiche prodotte dall'alga che è in grado di effettuare la fotosintesi, mentre essa sfrutta l'acqua e i sali minerali che il fungo assorbe dal substrato.

In questi giorni invernali l'occhio sosta più volentieri sul lichene xanthoria parietina che fa pensare ad uno sprazzo di sole, ad uno spruzzo di colore vivace sulle uniformi tinte scure delle cortecce.

Il fungo forma un'arrotondata distesa con ampi e giallastri lobi marginali tra cui sono distribuiti i corpi fruttiferi, luminose  tazzine arancioni con margini chiari; l'alga verde se ne sta mascherata da questo giallo che funge da protezione solare.


Sembra impossibile, ma nei tempi antichi questi vegetali erano utilizzati come risorsa d'emergenza in caso di carestia: ora invece, riuscendo a tollerare bene anche l'inquinamento da metalli pesanti, vengono sfruttati per monitorare la presenza di elementi tossici riversati nell'ambiente dagli umani, veri campioni di dissennata ignoranza.