martedì 30 aprile 2013

Larice

(Larix decidua)

(dialettale: lares)


Il larice è indubbiamente un albero 'da montagna', perché solido e robusto, forte e sicuro, straordinariamente resistente al gelo, ai venti impetuosi e ad altre avversità climatiche, da cui si protegge facendo scorrere nei suoi vasi una linfa ricca di resina stimolatrice e, unica conifera ad adottare questa furbizia, lasciando cadere le sue foglie in autunno.


Ed in effetti le nostre montagne senza questa pianta sarebbero veramente meno attraenti: non per nulla gli antichi l'hanno denominato 'laros -gradevole' ad indicare anche il caratteristico profumo di resina e muschio che essa sprigiona.

Il suo aspetto, sia nella giovinezza che nella maturità, nell'insieme e anche nei dettagli, esprime una particolare eleganza, un portamento fiero ma nel contempo anche scapigliato: ne da testimonianza ad esempio il fogliame che vira da un verde tenerissimo in primavera, a verde vivo in estate a giallo oro in autunno o i rami secondari che ondeggiano al vento come capelli.


I fiori, che sbocciano contemporaneamente alle foglie sottili come aghi, a ciuffetti o solitarie, s'occultano un po' nell'intrico dei rami per cui non si notano: i maschili sembrano dei bottoncini giallastri e  posti in genere nella parte inferiore dei rami si confondono con il legno; i femminili, simili a piccole pigne, come poi diventeranno, più appariscenti, espongono una livrea di un bel rosa- rosso scuro, costituita da scaglie sovrapposte morbide e carnose.


Vivono senza paura anche migliaia d'anni questi giganti tentando di toccare il cielo con la loro chioma slanciata e piramidale e, onore al merito, gli uomini ritengono che sia simbolo di audacia.




lunedì 29 aprile 2013

Calta palustre

(Caltha palustris)

(dialettale:  )

Ci sono piante che amano tenere i piedi nell'acqua, specchiarsi nelle acque possibilmente scorrenti, conquistare ampie fette di territorio, fin dove regna una buona umidità: una di queste è la calta palustre perché prospera bene proprio in quest'ambiente.


Sembra semplice, parente com'è del comune ranuncolo,invece è una pianta antichissima, quindi dotata sicuramente di tutte quelle forme di adattabilità che le permettono di sopravvivere, ad esempio quella di essere acida e corrosiva tanto da essere rifiutata dagli erbivori o di avere semi muniti di camera d'aria per poter galleggiare e quindi diffondersi lungo le vie d'acqua.


Da una robusta e carnosa radice a rizoma si distaccano fusti spugnosi, rinforzati da nodi dai quali, se s'appoggiano al terreno, possono fuoriuscire nuove radici.

Appare rigogliosa per la grande quantità di foglie a cuore così brillanti da distinguerne la luminosità a distanza, come i fiori che paiono quasi riverberanti.


Sbocciano all'estremità degli steli, in formazione a corimbo, portati cioè da peduncoli inseriti ad altezze diverse sull'asse comune; i petali, che sono sepali trasformati, alla schiusa si dispongono come un cesto arrotondato e pare che per questo il nome deriva dal greco 'kalathoz - paniere'.

Questo contenitore è ben colmo di stami gialli innestati a spirale e pistilli, messi bene in mostra perché il momento magico della fioritura è breve e bisogna sfruttarne ogni momento utile!


domenica 28 aprile 2013

Genziana

(Genziana acaulis)

(dialettale: gensianela)


Chi, in questi ultimi anni, riesce ad intravedere nel secco dei prati e dei pascoli magri le corolle delle genziane si sente meritevole di una medaglia al valore della ricerca, perché questa pianta è molto più rara, sembra non apprezzare le mutate condizioni ambientali.

Ed è un vero peccato, dato che questa erbacea trasferisce un frammento di cielo turchino nell'ocra dell'erba: fra le foglie appressate al suolo giallo-verdi, collocate a rosetta, spicca un unico grande fiore, sostenuto dal gambo che esce direttamente tra di esse.


La corolla, un tubo a forma di campana con l'apertura suddivisa in 5 lembi a punta che si rovesciano all'indietro, quasi a valorizzare la voragine centrale, sembra abbia ruotato nell'aprirsi lasciando piegature vistose e sfumature di colore diverso.


Sui lembi, verso l'interno, scopri delle strisce orizzontali e verticali più scure, come passaggi pedonali e, proprio sulla curva sono distribuite come delle piccole escrescenze con riflessi verde metallico, simili a quelle incollate sotto i calzini per evitare scivolamenti pericolosi: che la pianta abbia voluto frenare sull'orlo del baratro la corsa dei visitatori troppo veloci ed imprudenti?


Un fiore così attraente potrebbe rappresentare una trappola amara, anche se inganno non sono le sostanze amare che da essa si estraggono e che rendono aromatici e curativi molti liquori che le contengono.

sabato 27 aprile 2013

Pruno spinoso

(Prunus spinosa)

(dialettale: bronboler)


È un grosso arbusto  cespuglioso, spesso rannicchiato sotto altre piante delle siepi o del bordo dei boschi, irto di spine scure, e fiorisce all'inizio della primavera, talvolta anche prima.

I suoi rami, dalla tinta tenebrosa, hanno un aspetto minaccioso, muniti come sono di queste armi acuminate, espediente usato quando sono bassi per evitare che le giovani foglie siano esposte all'appetito dei ruminanti. Difatti i rami alti, fuori della portata di questi animali, sono lisci, ed essendo più giovani, appaiono anche meno rugosi.


E tra questi grovigli di spine e gobbe, e spesso quando neve o gelate notturne sono ancora possibili,si dischiudono bianche corolle e  s'avvera così un antico augurio di felicità e buon anno nuovo: 'Possano le tue spine fiorire!'  Non per nulla era considerato un albero magico capace di creare un impenetrabile intreccio a difesa di case e poderi.


Si squarciano i sepali fortemente serrati ed appaiono singole ciocche di fiori, distribuiti qua e là come un'imbottitura lungo questi cupi rami e qualche volta, se gli uccelli le hanno lasciate, tra le bacche sferiche, azzurro nerastre, un po' stropicciate, dell'anno precedente.


Dischiudono le corolle con 5 petali leggermente vibranti  ed emananti un delicato profumo che sa di candore, ma, come tutte le cose belle, hanno vita breve: la fioritura ben presto dà segni di stanchezza mutando la loro brillantezza in un opaco bianco sporco. 


venerdì 26 aprile 2013

Lamio maculato

(Lamium maculatum)

(dialettale: falsa ortiga maciada)


Stretta parente del lamio rosso, è più appariscente per le dimensioni; infatti può raggiungere anche l'altezza di mezzo metro o più e ricoprire ampiamente vaste superfici soprattutto nelle siepi e nelle zone incolte ombreggiandole del tutto per la crescita ravvicinata di una pianta all'altra.



Osservandole dall'alto, vedi solo foglie cuoriformi rivestite di peli radi e molli, come un sottile velluto, disposte con ordine a strati, inserendosi ad anello e a distanze regolari attorno al gambo robusto.

Cosa nascondono? Dei vistosi fiori che stanno lì sotto raggruppati, a fauci spalancate, sostenuti da rigidi calici pelosi e che sembrano dirti: 'Vieni qui che ti mangio!'



In realtà erano i bambini nel tempo passato a staccarli e a succhiarli perché alla base della corolla di quelli ben maturi è depositata una goccia di nettare dolce.

La pianta la produce come esca per i bombi in particolare e per essi ha predisposto anche l'entrata ufficiale, facendo in modo che, al passaggio obbligato a caccia del tesoro, le antere degli stami siano scosse e una pioggia di polline inondi i visitatori che poi ne lasceranno tracce in altri fiori.



Esempio di mutuo aiuto tra mondi diversi. E la pianta è talmente generosa da essere disponibile a soccorrere anche gli umani, curandone le emorragie, le piaghe le ulcere ed altri malanni.


giovedì 25 aprile 2013

Consolida maggiore

(Symphytum officinale)

(dialettale:     )




Amante dei terreni intrisi d'acqua ed ombrosi, la consolida affonda profondamente delle robuste radici fuoriuscenti da rizomi, 'radici nere', pare ricche di sostanze cicatrizzanti.


La pianta mostra un aspetto ruvido ed irsuto per la presenza di peli sui fusti angolosi e zigzaganti e sulle foglie lanceolate, apparendo un po' scapigliata e scomposta per questo, ma decisa a difendersi dall'appetito degli animali che la trovano di loro gradimento.


Da coppie di peduncoli arcuati uscenti dall'apice del ramo pendono dei fiori biancastri, giallognoli o violacei, perfino verdastri, ma sempre tenui nella loro coloritura.



Si raggruppano su un peduncolo che si suddivide in due parti, mostrando corolle tubolose, le quali, avendo i petali saldati, s'allargano a campana con un lieve e vezzoso arricciamento sul bordo.


Nascoste all'interno vi sono 5 scaglie triangolari che si rinserrano sulle antere degli stami come a proteggerli; similmente unisce, 'consolida' anche ossa, cartilagini, tessuti e pelle degli umani, meritandosi per questo la qualifica di pianta curativa.


martedì 23 aprile 2013

Primula odorosa

(Primula veris)

(dialettale: primavera)

Sorella della primula vulgaris, preferisce attendere un clima più caldo per mostrare le sue corolle che può anche innalzare alquanto dal livello del suolo per far loro affrontare senza timore le brezze primaverili montane.

Infatti, mentre la rosetta di foglie bollose, irregolarmente dentate, pelose nella parte inferiore, s'adagia in basso, uno o più ardimentosi scapi senza foglie si drizzano esponendo una stretta ombrella di fiori, ognuno con il suo peduncolo.


Spesso reclinati verso il basso, rinchiudono la corolla giallo dorato a 5 petali dentro un calice grande, diviso in 5 denti lunghi e saldati tra loro in modo da formare 5 spigoli acuti.


Stami e pistilli cercano di non avere rapporti nello stesso fiore, preferiscono contatti incrociati con altri individui tramite polline e per favorirne il trasporto da parte degli insetti ecco anche aleggiare un dolce e delicato profumo. 


Il suo significato è 'portare fortuna' e forse si prova a farlo perché contiene e regala innumerevoli sostanze utili a scuotere dal torpore invernale e a partecipare senza ansia al rinnovamento stagionale.  

lunedì 22 aprile 2013

Non ti scordar di me

 (Myosotis scorpioides)

 (dialettale: ocet de la Madona)

Da una piantina neonata inizialmente anonima o quasi, all'epoca della fioritura, s'erge e s'espande un gran numero di ramoscelli che reggono in modo un po' disordinato delle corolle , assemblate a ciuffetto, 'dall'occhio luminoso', tinteggiate di celeste, di rosa ed anche di bianco.


Sembra un fiore romantico e gentile, difatti ha dato origine a molte leggende sentimental-zuccherose, dove appare come simbolo dell'amore eterno e del ricordo che si mantiene oltre la morte.

Invece questa sua esplosiva fioritura, che le fa allungare sempre più le sue estremità fiorite, la rende incombente ed oppressiva nei confronti delle piante vicine, tanto che alla fine sotto di essa regna il deserto: è come quando un legame, che si mantiene troppo forte, non permette ad altro di nascere e svilupparsi.

Più attento e concreto è stato chi gli ha dato il nome scientifico, 'myosotis - orecchio di topo', ravvisando una possibile somiglianza delle sue foglie vellutate e spatolate con quelle dell'animale; ognuna s'inserisce su un gambo robusto e peloso in modo da non ombreggiarsi vicendevolmente e da proteggere una gemma che cela un ciuffetto fiorale uscente all'ascella di ciascuna.


Semplici i fiori, muniti di corolle a tubo corto, con 5 petali che s'innestano attorno ad un foro centrale che appare scuro perché  circondato da una coroncina di piccole gobbe giallastre, e fiorenti in ordine di posizione, dai disposti all'apice del gambo fino a quelli vicino a terra.


Man mano che sbocciano il loro colore s'attenua e quando appassiscono il rametto tende a curvarsi a spirale portando gli acheni ovali e neri che lo fanno assomigliare alla coda di uno scorpione.

domenica 21 aprile 2013

Aglio orsino

(Allium ursinum)

(dialettale:  ai de can)


L'aglio è ritenuto una pianta profumata o puzzolente, a seconda dei punti di vista; 'rosa degli dei' per alcuni, 'rosa fetida' per altri; sarà in parte per l'odore acre, persistente che aleggia attorno ai suoi degustatori abituali, trasudando perfino dai pori della pelle, che l'uso di mangiarlo in abbondanza non era considerato di buon gusto nella buona società.


A ciò non hanno mai badato gli orsi i quali, al termine del letargo invernale, se ne nutrono per depurare l'organismo  e per aumentare la produzione di anticorpi direttamente coinvolti nella distruzione di microrganismi estranei penetrati nel corpo ed a questo si riferisce il termine 'ursinum - dagli orsi'.

Perenne, dal suo organo di riserva, un bulbo oblungo-affusolato che vive diversi anni, partono direttamente sia le foglie che i fiori su di un lungo peduncolo color alabastro; le foglie appiattite, scanalate e cave si sviluppano fitte fitte e di un intenso verde cupo, prima dei fiori.


I fiori compaiono avvolti da un'ampia brattea simile a carta, a 2-3 valve,una specie di scrigno a cappuccio di elfo, che  al momento opportuno si lascia cadere facendo emergere un'ombrella  rada di fiori bianchi, ognuno con  6 tepali sottili ed allungati valorizzati da altrettanti vistosi stami.


Nel Medio Evo l'aglio fu farmaco multiuso e talismano per scacciare la cattiva sorte: in effetti basta contemplarne una distesa fiorita in un giorno di sole e respirarne gli effluvi per sentirsi più vitali e quindi più felici.       

sabato 20 aprile 2013

Cinquefoglia

(Potentilla reptans)

(dialettale:   )

Deve avere una particolare predilezione per il numero 5 questa pianta: infatti le sue foglie sono composte da cinque parti oblunghe e dentate, il calice e il calicetto mostrano cinque sepali triangolari ciascuno, la corolla è formata da cinque petali e, contando i fusticini uscenti dalla radice, non so se per puro caso, ne ho scoperti 5 e 5 anche le foglie basali.




Si insinua velocemente con i suoi fusti prostrati che si ramificano in tutte le direzioni, fermandosi ogni tanto per mettere su casa per una nuova piantina che a sua volta farà strisciare i suoi fusti stoloniferi alla ricerca di  punti liberi dove radicare.




Organizza così una gigantesca rete con nodi ed archi che s'intrecciano mostrando la sua potenza nell'espandersi o le sue prodigiose possibilità di sviluppo nell'ambiente, purché piova un po' però.


Il fiore è un vero fiore, del tipo apparso sulla terra in epoche assai remote, non per nulla è parente della rosa, formato da petali cuoriformi, liberi, disposti ordinatamente in modo opposto ai sepali del calice  e sovrapposti a quelli del calicetto.


La sua grande facilità ad ambientarsi e a sopravvivere rende giustizia al significato che le viene assegnato ' ti sarò sempre vicino', talvolta anche troppo, visto il suo disporsi anche subdolo tra le altre piante.


venerdì 19 aprile 2013

Anemone ranuncoloide

(Anemonoides ranuncoloides)

(dialettale:  )


Si sa, gli esseri umani spesso si fermano alla prima impressione, lasciandosi attirare dall'apparenza e così, vedendo il giallo squillante  e la forma dei fiori di questa pianta,  ha decretato trattarsi di un ranuncolo di fioritura un po' anticipata.

Ma ad una osservazione più attenta si è notato che non solo le radici, il fusto e le foglie sono diversi, ma anche il portamento e il modo di porsi nell'ambiente che è ancora piuttosto spoglio.


Robusto e tenace, questo anemone fa sfoggio di un unico gambo, abbellito circa a metà della sua lunghezza da un ciuffo di 3 foglie che appaiono prima dei fiori a mo' di riverenza verso l'apice da cui usciranno, sostenuti da piccioli più o meno lunghi, da  2 a 5  boccioli arrotondati e un po' pelosetti.


I fiori, che non si svilupperanno tutti delle stesse dimensioni, anzi qualcuno non troverà proprio la forza di aprirsi, sono grandi, di colore oro quasi luminescente, formati da 5 a 8 sepali che fanno corona ad un ciuffo centrale ben compatto e fitto di stami e pistilli.


Mostrano anche una grande prudenza perché, verso sera o in caso di pioggia, si  curvano verso il basso proteggendo le parti fertili dall'umidità in attesa di tempi migliori quando gli insetti possono librarsi in  volo a  far loro visita.

giovedì 18 aprile 2013

Acetosella

(Oxalis)

(dialettale: pan e vin)


Spunta nei boschi tra le radici affioranti, dalle fessure di muri sconnessi, dalla ghiaia delle cunette lungo le strade: temperamento invadente se il suo rizoma squamoso trova un sedimento adatto alle sue esigenze alimentari.

Non appare dotata di fusto, ma di foglie sì, di un fresco verde tenero, inserite a tre o a quattro sullo stesso picciolo, unite per le punte del cuore che rappresenta la forma di ciascuna.


Sono foglie che alle prime ombre della sera assumono una posizione di sonno, perché si ripiegano ordinatamente a ventaglio lungo il gambo, come un ombrello chiuso; e non basta, sono anche 'metereopatiche', in quanto si comportano così anche durante il giorno, quando si sta approssimando una perturbazione. 

E, 'acetum in fundo', hanno un sapore acidulo dovuto alla presenza di ossalato di potassio e proprio a questo devono il loro nome volgare ed anche quello scientifico dal greco 'oxys - acido e hals -sale', sale che un tempo veniva estratto ed usato per smacchiare.

I fiori, molto semplici, a calice con 5 petali talvolta fusi alla base, sono bianco- rosei, con leggere venature violacee che segnalano il centro giallastro. Sono di due tipi, secernendo alcuni molto nettare per attirare gli insetti , ma risultando spesso del tutto sterili, e non schiudendosi altri per autoimpollinarsi con successo.


Anticamente la pianta era dedicata a Venere, la dea dell'amore e aveva il potere di proteggere le giovani madri, e in effetti fanno pensare ad una vita nuova.

mercoledì 17 aprile 2013

Pervinca

 (Vinca minor)

(dialettale:      )


In posizioni fresche ed ombreggiate, la pervinca schiude le sue corolle come degli incantati occhi azzurri che si spalancano per ammirare la natura ormai quasi vestita a festa.


Questa pianta, amica soprattutto dei faggi, è un'infaticabile viaggiatrice, mediante i suoi esili fusti sottili i quali, prostrati al suolo, lo tappezzano per bene ombreggiandolo con le foglie ovali di un bel verde scuro lucente.

Molti di questi ramoscelli però s'innalzano verso la luce e dalle ascelle delle foglie si distaccano  peduncoli che sorreggono le sue seducenti corolle a forma di elica  con cinque lobi troncati di quella particolare tinta definita dai pittori 'azzurro pervinca'.


Se le fissi a lungo hanno un che di inquietante, di misterioso, di antico; e in effetti la pervinca è  una pianta di 'un tempo' molto lontano, conosciuta, descritta e utilizzata per diversi usi medicinali delle sue foglie ed ha avuto dimestichezza perfino con le streghe che ne facevano filtri d'amore.


Col passar dei secoli fu caricata di altri significati: amicizia, verginità, fedeltà, ricordo, tanto che spesso veniva utilizzata per ricavarne corone intrecciate da deporre sulle tombe o per festeggiare le giovani coppie di sposi, annodandone alcuni mazzi ai quattro angoli del letto nuziale.  Ed anch'essa, come l'amore, è un po' tossica!

martedì 16 aprile 2013

Albero secco

Un albero secco                                                 

fuori dalla mia finestra
solitario
leva al cielo freddo
i suoi rami bruni.




Il vento rabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.





Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.

(Wang Ya-P'ing  Poesia cinese moderna)





domenica 14 aprile 2013

Tarassaco

(Taraxacum officinalis)

(dialettale: radicio da prà)


Si può dire che il tarassaco è una celebrità, una pianta-star, conosciuta dappertutto anche se con appellativi diversi; merita questa notorietà per l'enorme diffusione, tanto che i prati rilucono per il giallo delle sue corolle nel momento della fioritura primaverile, ma, non contenta, la prosegue con minor effetto cromatico fino all'autunno.


Disperde perciò una miriade di semi, per di più forgiati in modo tale da poter affrontare qualsiasi volo, muniti come sono di una raggiera di peli piumosi impiantati all'apice di un gambo sottile, che funziona anche da paracadute: un apparecchio moderno esistente fin dall'antichità e prodotto dalla natura.


Dimostra inoltre una formidabile forza vitale tanto che, se solo una piccolissima porzione della sua grossa radice a fittone rimane nel terreno, dopo qualche tempo riappare la rosetta di foglie   con il contorno a lobi triangolari dentati simili ai denti del leone.

In breve, si spalancano anche i fiori, su fusti cavi quasi trasparenti, riuniti in un capolino e avvolti da due file di membrane con funzione di calice, le quali racchiudono innumerevoli fiorellini a forma di tubo nella parte inferiore, da cui si diparte un prolungamento che fa da petalo.


Il risultato è un disco giallo - oro luminoso con una serie di petali accatastati, frangiati sul bordo, come una medaglia al valore, che merita per le sue qualità  commestibili e medicamentose, tanto che il suo nome significa 'cura dei turbamenti'.


sabato 13 aprile 2013

Petasite

(Petasites hybridus)

(dialettale: slavaza)


Dissimula la sua presenza durante l'inverno, mantenendo nascosto il suo robusto rizoma carnoso, capace comunque di impadronirsi di vaste aree con numerosi individui aggregati in colonie via via più consistenti, purché i terreni siano ricchi di sali e in prossimità di luoghi umidi.


In primavera compaiono quasi dal nulla i fiori sostenuti da un fusto cavo, a forma di tozzo pennacchio dalla coloritura porporina che poi, sviluppandosi via via le corolle, vira verso un rosa slavato tendente al bianco.


Ogni peduncolo porta un gruppo di fiori abbracciati stretti da brattee che lasciano intravedere appena i boccioli serrati che poi si  apriranno mettendo in mostra cinque tepali candidi da cui sporgerà qualche fiore a linguetta.


La laboriosa opera di fecondazione ha necessità di essere favorita da qualche insetto viaggiatore, in genere sono le api  a dare la loro manodopera, poiché ogni pianta porta esemplari di fiori o solo maschili o solo femminili: meglio evitare tentazioni improprie!


Infine, in estate, dalle radici emergono foglie di dimensioni ed aspetto notevoli, tanto che gli antichi assegnarono alla pianta il nome  'petasus - cappello da viaggio', il copricapo a larghe falde che all'epoca s'indossava per proteggersi.

venerdì 12 aprile 2013

Fior di stecco

(Daphne mezereum)

(dialettale: fior de stec)


Lo vedi da lontano nel bosco ancora spoglio: su un rametto grigiastro che appare morto, magari anche un po' piegato dalla neve invernale, spicca un grappolo di fiori rosei che sembrano fatti di carta o di plastica, come quelli che ornano le vetrine dei negozi nel periodo primaverile.




Nessun frammento di verde a sottolineare questi mazzetti di 3 fiori a forma di calice con 4 sepali che stanno ben distesi a mostrare 8 stami giallastri che occhieggiano in centro.




Sul punto di innesto con il ramo ogni calice è delimitato da brattee brunastre cosparse di peli quasi a protezione di questo tubo che sembra allungare il collo per dire 'desidero piacerti,.



E siccome non sono molti gli insetti viste le temperature fresche, la pianta si prova in tutti i modi ad attirare quei pochi spandendo un profumo abbastanza intenso ed offrendo la dolcezza del suo nettare nascosto.


Poi, come ogni essere, ha anche il suo lato negativo, perché la corteccia è irritante e i suoi frutti sono velenosi. Ha avuto un nome di ninfa ,'Dafne .- lauro', senza esserlo, ma solo per il fatto che le sue foglie gli sono simili..