martedì 9 luglio 2013

Timo selvatico

(Thymus serpyllum)

(dialettale: erba peverina)



Come non raccogliere un fusticino fiorito di timo per annusarne quel fresco profumo che sa di montagna, di luoghi incontaminati,di rinnovamento salutare?
E difatti anche il suo nome greco 'thymon' lo indicava come l'arbusto più adatto a produrre il fumo fragrante durante i sacrifici.


Incontrare questa erbacea strisciante è abbastanza facile perché vive senza pretese su prati asciutti, nella ghiaia dei bordi stradali, sui muri a secco, in pratica dove poche sono le risorse a disposizione, che sfrutta opportunamente perchè da questo crescere rasoterra ad ogni nodo produce radici che s'affondano nel terreno e  da cui poi s'innalzano i fusti.


Ma non s'accontenta di vegetare, diligentemente opera anche per ricoprire questi luoghi incolti con densi ed ampi tappeti di fiori bianchi o rosa disposti su strati di foglie minute, un po' pelose, dal verde sbiadito.

Ogni fiore è in compagnia di altri su spighe tondeggianti, è piccolo, con calice a tubo cilindrico che termina con 2 labbra, come la corolla che ha forma analoga, da cui sporgono 4 stami divergenti.


Piccola e strisciante come un rettile sì, ma non inutile: ha proprietà antisettiche tanto notevoli che fu definita 'antibiotico dei poveri'.
Si dice che una tazza d'acqua bollita con un rametto di timo, presa al mattino o lontano dai pasti, mantenga in buona salute; non solo, si favoleggia che, essendo la pianta amata dalle fate, chi la beve potrebbe ricavarne qualche mirabile visione.