martedì 28 gennaio 2014

Pungitopo

(Ruscus aculeatus)

(dialettale:   )

Scoprire qualche pianta di pungitopo in quel di Valpiana rappresenta una vera impresa: non è un arbusto facilmente individuabile, perché, essendo abbastanza esigente in fatto di clima e di terreno e non sopportando inverni troppo rigidi ed eccesso d'umidità, non trova qui il suo ambiente ideale.

Può essere anche che nei tempi andati sia stato eliminato per evitare che i grovigli di vegetazione impenetrabile che è in grado di formare potessero impedire il pascolo agli animali o che la raccolta indiscriminata dei suoi giovani germogli commestibili  abbiano lentamente impedito la sua diffusione.




Eppure per gli antichi, soprattutto del Nord Europa, era un talismano, una specie di amuleto vegetale da appendere nelle case e nelle stalle per onorare gli spiriti dei boschi: le sue foglie sempreverdi rappresentavano la sopravvivenza, le punte acuminate la difesa e le bacche rosso vivo la rinascita: un concentrato augurale.

A dir la verità le foglie non sono foglie, ma rami i quali, appiattendosi ed ovalizzandosi, si sono assunti il compito delle vere foglie che, invece, avvolgono la parte sotterranea del fusto sotto forma di piccole squame.




Si capisce che sono rami anche perché in primavera i fiori s'aprono al centro della parte inferiore di questi elementi speciali dallo strambo nome di cladodi; mostrano 6 tepali verdognoli e nei fiori maschili peduncolati, che appaiono su piante diverse da quelle che portano i femminili, 6 stami uniti a due a due.

venerdì 17 gennaio 2014

Semprevivo

(Sempervivum tectorum)

(dialettale:   


Un nome che è un vero programma di vita quello del semprevivo, una rustica piantina che s'accontenta di poco, sta bene ovunque e così può permettersi di godere di una lunga esistenza.

La sua naturale attitudine a sviluppare da una rosetta di foglie, aderente al suolo, cuscinetti compatti di altre rosette  non bisognose di particolari cure suggerì agli abitanti dei paesi nordici di utilizzarlo come materiale di costruzione, per cui era piantato sulla sommità dei tetti di paglia per renderli più impermeabili.

Gli furono quindi attribuiti anche poteri magici, in particolare la capacità di proteggere dai fulmini, i quali erano una prerogativa di Giove, definendo la pianta 'Iovis barbam - barba di Giove' e nel linguaggio dei fiori assunse il significato del trionfo e della vittoria sul nemico.



Dalle rosette adulte si dipartono brevi stoloni che sviluppano all'apice piccole rosette le quali, al contatto del terreno radicano,assumendo un aspetto da 'chioccia e pulcini' secondo gli abitanti delle terre oltreoceano. Composte da innumerevoli foglie verdastre, carnose e compatte, spinate sugli apici e con tendenza a cambiare tonalità in rapporto alle temperature e alla posizione, lentamente s'accrescono.

I fiori, simili a stelle rosate con un buon numero di petali lanceolati che proteggono stili purpurei e stami appariscenti, svettano su steli eretti una volta sola e poi lquesta rosetta madre, triste destino, muore.

mercoledì 8 gennaio 2014

Lichene

(Xanthoria parietina)

(dialettale:   )


Li vedi sui sassi, sui muri, sui tronchi, al sole e all'ombra, d'estate e d'inverno, soli o in compagnia: lambiscono con la struttura appiattita del loro tallo le superfici a cui aderiscono e da ciò ricavano il loro nome di licheni.

Sono il risultato di un ingegnoso intreccio tra alghe, situate al di sotto di un insieme compatto di ife di fungo, colorate di rosso, giallo, verde, grigio... e tra questi due costituenti esiste uno scambio utile ad entrambi.


Il fungo usa le sostanze organiche prodotte dall'alga che è in grado di effettuare la fotosintesi, mentre essa sfrutta l'acqua e i sali minerali che il fungo assorbe dal substrato.

In questi giorni invernali l'occhio sosta più volentieri sul lichene xanthoria parietina che fa pensare ad uno sprazzo di sole, ad uno spruzzo di colore vivace sulle uniformi tinte scure delle cortecce.

Il fungo forma un'arrotondata distesa con ampi e giallastri lobi marginali tra cui sono distribuiti i corpi fruttiferi, luminose  tazzine arancioni con margini chiari; l'alga verde se ne sta mascherata da questo giallo che funge da protezione solare.


Sembra impossibile, ma nei tempi antichi questi vegetali erano utilizzati come risorsa d'emergenza in caso di carestia: ora invece, riuscendo a tollerare bene anche l'inquinamento da metalli pesanti, vengono sfruttati per monitorare la presenza di elementi tossici riversati nell'ambiente dagli umani, veri campioni di dissennata ignoranza. 

lunedì 6 gennaio 2014

Falsi frutti di rosa canina

(Cinorrodi)

(dialettale: stropacui)


Dopo la gloria della fioritura, ecco che gli arbusti di rosa canina, quelle semplici rose dai 5 leggeri petali appena appoggiati al calice come ali di farfalle, offrono lo spettacolo dei loro frutti; e da lontano appaiono come una morbida onda di fuoco che si staglia contro il cielo azzurro.


Piccoli otri di un intenso rosso aranciato, lucidi e levigati, custodiscono nel loro ventre i veri frutti pelosi: questi hanno l'aspetto di minuscole noccioline irsute, ciascuna delle quali nasconde all'interno il seme e il tutto è avvolto da un involucro di polpa acidula e compatta.

Persino uccelli e altri animali dei boschi sanno che rappresentano un forziere di sostanze utili a rinforzarsi per sopportare i rigori dell'inverno e se ne nutrono facendo buon uso della vitamina C e dei tannini in essa contenuti.


Anche gli umani un tempo li utilizzavano come medicamento astringente; ma se ne può fare un dolce utilizzo, raccogliendoli quando i primi freddi li hanno ammorbiditi e trasformandoli in una confettura deliziosa, apprendendo anche nel contempo l'arte della pazienza.

Staccare il tappo nerastro sul collo delle botticelle, tagliarle, togliere dall'interno la peluria, recuperare quel pizzico di polpa utile e metterla a cuocere in poca acqua finché si ammorbidisce può richiedere ore ed ore di attività 'zen'.


Passando al setaccio, aggiungendo dello zucchero, facendo cuocere ancora per poco, ci si assicura una scorta di profumo di rosa, di sapore di rosa, di colore di rosa: un vero elisir che scaccia la malinconia dei mesi senza colore.

venerdì 3 gennaio 2014

Crespino

(Berberis vulgaris)

(dialettale:   )


Nel mondo un po' mummificato di gennaio, aria gelida e frizzante e trine di ghiaccio sulle foglie secche, l'occhio cerca un pizzico di colore, almeno un frammento della grande abbuffata di tinte dell'autunno.

E spesso d'improvviso la scena si anima, s'infiamma per un tocco energizzante di rosso che si staglia sull'intreccio dei rami nudi e bruni; dei pendenti di corallo, difesi da spini acuminati, pendono ben visibili.



Sono i frutti, dal sapore piacevolmente acidulo, del crespino, un arbusto delle siepi che talvolta può assumere la forma di un alberello che sfoggia dei fusti di color avana, di un bel giallo solare all'interno, che gli umani utilizzavano come colorante.

Anche i fiori a grappolo, 6 petali e 6 sepali, che sbocciano in primavera sono gialli e proteggono 6 stami che hanno la capacità di scattare come molle verso l'alto se toccati alla base.

Tutto questo giallo fece pensare ai guaritori di un tempo che fosse un efficace rimedio per i mali della cistifellea, del fegato e dei reni, intuizione confermata da studi recenti. 

giovedì 2 gennaio 2014

Muschio

(Polytrichum commune)

(dialettale: mus cio)


In questo periodo natalizio una pianta piccola e di modeste dimensioni gode del suo momento di celebrità: è il muschio.
Chi infatti non ricorda l'atmosfera piena d'attesa che si creava un tempo nelle case quando era usanza andare nei boschi a raccoglierlo per trasformarlo in morbide colline, in grandi praterie, in grotte scure nel presepe?



La ricerca era ed è facile: dovunque un minuscolo sgocciolio d'acqua dà origine ad un ambiente umido, là i muschi crescono a meraviglia, agglomerandosi fitti fitti a centinaia o a migliaia, a formare soffici tappeti che vien voglia di lisciare come fossero mantelli di gatto.

Questa fame d'acqua la devono alla loro origine antichissima, quando, forse prime forme vegetali, s' affacciarono sulla terraferma, rimanendo in uno stadio un po' 'rozzo', nel senso che per loro non si può parlare di fusti che sostengono, di foglie che trasportano linfa nelle nervature, di radici che assorbono.

Però sono in grado di utilizzare l'acqua e i sali minerali attraverso tutte le loro superfici; e così sviluppano anche gli organi maschili e femminili sullo stesso individuo o su individui diversi.


Se la fecondazione, benedetta dall'umidità, avviene, s'allunga al di sopra delle rosette di foglioline uno sporofito, formato da una capsula stracolma di spore, collegata ad un  piede attraverso un lungo e sottile peduncolo.
Scoperchiandosi, l'urna libera le spore  sul terreno dove germogliano,  dando inizio ad una nuova generazione di muschi, capaci di donare una preziosità del tutto particolare ad ogni ambiente.