mercoledì 16 ottobre 2013

Edera comune

(Hedera helix)

(dialettale: edera)


'Avvinta come l'edera' proclama una famosa canzone e davvero, per fissarsi alla scorza degli alberi o alle asperità dei muri , questa pianta provvede a munirsi sulla parte del suo fusto che guarda il sostegno d'una spazzola di uncini che sembrano radici.

Non sono però vere radici, perché non succhiano, servono per attaccarsi alle pareti verticali come i chiodi degli scarponi aiutano l'alpinista a scalare i ghiacciai; d'altra parte svolgono così bene questo compito che l'edera è diventata simbolo dell'amore che spinge ad unirsi strettamente in un abbraccio che dovrebbe durare per sempre.

La sua crescita mostra notevoli aspetti di dualismo: all'inizio della sua vita sviluppa rami lianosi che amano l'ombra, con foglie a 5 lobi, di colore verde cupo, con un interessante disegno dovuto all'incrociarsi delle nervature chiare; più tardi, anche dopo numerosi anni, produce germogli che s'allontanano dai tronchi in cerca di luce e portano foglie romboidali, di un verde chiaro lucidissimo.

E questi sono i rami da fiori, che sbocciano in autunno quando le altre piante entrano in riposo, e i frutti maturano durante l'inverno, come se il freddo  aiutasse l'edera in questo compito di sviluppare ciò che darà origine a nuove vite quando la stagione è morta.


Le infiorescenze sono piccole ombrelle arrotondate, composte da fiori con 5 petali lanceolati giallo- verdastri; alternati a questi spiccano 5 stami con vistose antere gialle e un solo pistillo grassoccio.

Il loro sbocciare tardivo li rende meta di innumerevoli visite da parte di molti insetti, anche perché l'odore non proprio piacevole che emanano attira le mosche che amano le sostanze putrescenti.
Ciò non le è però di ostacolo alla sua buona capacità, secondo l'ente spaziale americano NASA, di assorbire sostanze inquinanti presenti nell'ambiente.