mercoledì 10 aprile 2013

Croco

(Crocus vernus)

(dialettale: mirandola)


Minuti e raccolti, vestiti di tinte pastello, irrompono dall'erba secca o anche da macchie di neve ancora persistenti come candele che s'accendono all'improvviso.


E in effetti lo stilo filiforme con stigmi allargati di un vivido color rosso- aranciato sembra i fili incandescenti di una lampadina accesa la cui luce si diffonde con un alone soffuso: a fare da schermo sono i 6 tepali, tre esterni e 3 interni, a forma di spatola arrotondata.


Ogni pianta  mette vistosamente in mostra uno o due fiori non odorosi, provenienti direttamente dal loro bulbo arrotondato, più o meno schiacciato ai poli  ed avvolto da tuniche fibrose, una perfetta cipollina a forma di fiasco, che avvizzirà e si atrofizzerà dopo la fioritura, vero sacrificio d'amore.

Forse per questa esposizione di organi sessuali e per questo annullarsi a favore della riproduzione, gli antichi pensavano che indicasse passione ed amore  e lo volevano come ingrediente nei filtri d'amore.



La sua però è una bellezza effimera, dura poco e soltanto se sboccia in gran quantità attira l'attenzione; s'incaricheranno poi le foglie lineari a ricostituire le riserve di cibo riformando un nuovo bulbillo per la fioritura dell'anno successivo.