lunedì 3 giugno 2013

Asparago selvatico

(Asparagus acutifolius)

(dialettale: spareso selvarego)



Da una 'zampa', corto rizoma sotterraneo molto longevo se trova una situazione adatta, erompono in primavera i turioni, germogli formati da gemme cilindriche, appuntite e cosparse di elementi squamosi bruno-rossicci.


Via via allungandosi, dimagriscono e si ramificano finemente.
Nello stadio iniziale sono turgidi e teneri, delicati e tentatori, tanto che i buongustai ne fanno ricerca e raccolta per soddisfare i loro gusti culinari, poi diventano coriacei e difficili anche da spezzare.

Espandendosi, la pianta assume l'aspetto di un miniabete con steli irti di rametti aghiformi a pennacchio che si sono arrogati il compito di foglie e quindi assumono una bella colorazione verde per la presenza di clorofilla.


Ogni pianta porta fiori femminili o maschili: i primi, solitari o a coppia, pendono leggeri all'ascella di questi ciuffi ramosi e sfoggiano sei tepali bianchi lineati di verde con stami corti che non producono polline, mentre i maschili, molto simili, spesso non arrivano a fruttificare.
Non importa molto questa scarsa produzione di frutti e semi perché la pianta può vivere anche più di cent'anni.
Pare che agli antichi Romani piacesse così tanto da considerarlo afrodisiaco.