giovedì 13 giugno 2013

Sambuco

(Sambucus nigra)

(dialettale: sanbuc)




È una bellezza fatta di trine quella del sambuco, che in primavera si copre di una moltitudine di ombrelle, simili a delicati pizzi di fiori bianco crema, e in estate regala altrettante distese di minuscole e succose bacche nero violaceo.


Cresce con generosità quasi ovunque, nelle siepi e al margine dei boschi, ma soprattutto vicino alle case di campagna, dove il terreno è più fertile, sottoforma di arbusto opulento, con rami dalla corteccia verrucosa color fango.

Dopo le foglie composte di un bel verde scuro, si sviluppano i fiori mostrando contemporaneamente diversi stadi di maturazione: piccolissime palline verdi, ognuna sorretta dall'impalcatura del suo ramo, palline biancastre come perline e poi al centro i primi fiori aperti con cinque petali bene allargati e saldati insieme e cinque stami negli intervalli, con capocchia gialla, a contornare il pistillo tondo e rilevato.


Il tutto appare come spuma tremolante al soffio del vento che diffonde anche il suo acuto profumo come annuncio delle molte virtù della pianta.   


Lo sapevano bene gli antichi, che ritenevano disponesse di poteri magici. Per i Celti rappresentava la dimora di Holda, fata dai lunghi capelli d'oro e degli elfi e i contadini, per renderle omaggio, si prostravano ai suoi piedi sette volte, in onore delle sue sette virtù medicamentose. Non solo: fu dall' usanza di far realizzare con i suoi rami (svuotati dal midollo) uno strumento musicale, il sambýkē, che la pianta ebbe il suo nome.