lunedì 3 febbraio 2014

Sorbo degli uccellatori

(Sorbus aucuparia)

(dialettale:   )


Nell'atmosfera spenta di questa pazza stagione invernale, così umida e piovosa, un tocco di rosso fuoco aiuta a scogliere la malinconia: sono le bacche accese del sorbo degli uccellatori, una vera ghiottoneria per gli uccelli del bosco i quali, ad una ad una, le fanno sparire.

Proprio per questo gli umani lo hanno notato come possibile 'albero da caccia', appostandosi nelle siepi o al limitare dei boschi dove cresce spontaneamente o piantandolo nei roccoli in modo che i suoi frutti attirino le prede volanti nella prigionia delle reti.


In autunno i suoi piccoli pomi, grandi come piselli, fittamente assembrati in grappoli appiattiti, fanno curvare con il loro peso i rami flessibili che invece, in primavera, si protendono verso l'alto avvolti dalla loro scorza grigia punteggiata da lenticelle evidenti, esibendo grandi foglie alterne, di un intenso verde scuro.


Alla loro estremità, verso maggio, portati da peduncoli pelosi, s'aprono fiori modesti con sepali triangolari e candidi petali arrotondati dove una ventina di stami giallastri e 3 liberi stimmi danno un aspetto lanoso all'infiorescenza.


Nella tradizione nordica il sorbo era collegato a valenze magiche positive, ritenendolo un simbolo di rinascita dopo l'oscurità che cominciava a diradarsi nel periodo compreso tra la fine di gennaio e la metà di febbraio, in cui per i Celti cadeva una grande festa, chiamata da noi Candelora. 
Ed è confortante sapere che, se null'altro ci può aiutare in tempi difficili, possiamo come gli antichi pensare che i suoi rami carichi di frutti siano  amuleti contro ogni disgrazia.