lunedì 26 maggio 2014

Sassifraga a foglie rotonde

(Saxifraga rotundifolia)

(dialettale:  )


La sassifraga a foglie rotonde si presenta già bene appena è germogliata, quando il suo ciuffotto di foglie molli, sovrapposte a formare una rosetta armoniosa, attira lo sguardo per la loro forma a ventaglio, resa aggressiva dalla ordinata dentatura lungo i margini.

Questo portamento iniziale la porta ad essere facilmente individuabile, ma solo se ci si inoltra in vallette ombrose e fresche, percorse da ruscelli e cosparse di pietre.


Da questa verde  base  consistente si protendono fusti ramificati che danno l'impressione di non avere la forza di sostenere  i fiori, distribuiti qua e là in radi gruppi: eppure la loro ridotta dimensione non dovrebbe rappresentare un peso eccessivo.


Se, ad un primo sguardo superficiale, la piccolezza e il biancore dei 5 petali lanceolati fanno pensare  a qualcosa di debole e  malato, osservandoli da vicino si scopre su ciascuno di essi dei punti fermi, ben disposti in formazione geometrica, una specie di distesa di lentiggini, con tonalità  giallastre quelle verso il fondo per poi scurirsi fino al violetto vicino al bordo.

Sembrano far dire alla pianticella: 'Niente mi fermerà, sono così forte da spezzare i sassi'.

mercoledì 21 maggio 2014

Dentaria minore

(Cardamine bulbifera)

(dialettale:   )


Pare impossibile, ma la dentaria minore fa parte della grande famiglia delle Crucifere a cui appartengono i cavoli , i cavolfiori, i broccoli, i rapanelli... e come questi, anche se cresce nei boschi di latifoglie, desidera trattarsi bene, cioè avere a disposizione un terreno ricco di sostanze nutrienti, questo forse anche per supportare la sua precoce apparizione primaverile.


Durante l'inverno la sua forza vitae rimane in un rizoma sotterraneo cosparso di squame triangolari simili a denti, a cui forse fa allusione il suo nome volgare; da esso si sviluppano foglie composte da diversi lobi seghettati, che vanno via via diradandosi fino a diventare semplici nelle vicinanze dell'infiorescenza che svetta al culmine dei fusti.

I fiori, senza ricercatezza, ma freschi ed eleganti, mostrano una disposizione a croce costante, sia nei 4 sepali verde violaceo che nei 4 petali rosati, a forma d'unghia con la punta conficcata nel calice e percorsi da venature più scure. 

Anche 4 stami sono disposti a croce, con altri 2 esterni più corti e sorreggono antere giallastre che circondano un unico stilo semplice.

Probabilmente la fioritura nei primi mesi dell'anno non favorisce la presenza di insetti trasportatori di polline e quindi la pianta s'è munita di altri mezzi riproduttivi: stoloni, cioè fusti striscianti che s'allontanano per fissare nuove radici e bulbilli.


Questi  appaiono come pallini nero violacei lungo lo stelo e posti all'ascella delle foglie, i quali, senza preoccuparsi del domani, risucchiano sostanze nutritive dalla pianta madre, finchè questa cade spossata e muore, mentre essi, ben pasciuti, si lasciano affondare a poco a poco nel suolo, in grado di riprodurre nella successiva primavera una pianta sorella.

martedì 13 maggio 2014

Valeriana trifogliata

(Valeriana tripteris)

(dialettale:   )


Terreni rocciosi, ombreggiati ed umidi, un po' tetri per la presenza di una vegetazione ancora limitata di inizio primavera, possono essere qua e là costellati da graziose e leggere corolle di petali bianchi sfumati di rosa, sostenute da steli rigidi che si dipartono da fusti robusti e striati di un verde rosseggiante.




Questi fiori, dotati di un calice ridotto munito di piccoli denti, importante perchè farà la sua parte quando la pianta s'avvierà a formare il seme, aprono via via 5 petali che s'affollano ricoprendosi lievemente uno con l'altro e sfociando da una base ad imbuto, da cui fuoriescono pochi lunghi stami ed un pistillo, che ingentiliscono queste infiorescenze dapprima arrotondate e poi allargate ad ombrello.



Esse sono deliziosamente sottolineate da foglie sugli steli suddivise in 3 segmenti aguzzi come punte di lancia, seghettate tutt'attorno ai margini e di un intenso verde scuro lievemente polveroso.

Il nome, che ha un che di nobile, significa ' relativo a Valerio', forse il primo fruitore delle proprietà sedative e narcotiche della pianta, il quale risiedeva nella provincia romana Valeria, in Pannonia, dove pare essa abbondasse insieme ad altre varietà.


Perfino ai gatti piace assaggiarla e, inebriandosi di questa droga, diventano un po' folli.

giovedì 8 maggio 2014

Geranio volgare

(Geranium molle)

(dialettale:   )

Il geranio molle, denominato in questo modo per le sue foglie così morbide al tatto da sembrare velluto, addolcisce con la sua presenza i prati asciutti  e i margini sabbiosi delle strade dove cresce facilmente, nonostante l'aridità rappresenti in questi luoghi un costante pericolo.


Ma la pianticella sembra in grado di evitare a lungo i danni da essiccazione utilizzando vari espedienti, tra cui lo sviluppo di una gran quantità di peli lungo i fusti, sulle foglie e sul calice con lo scopo di controllare la temperatura delle foglie, regolando eventuali eccessive perdite d'acqua e riflettendo l'irradiazione solare.

Queste foglie così efficienti, che formano consistenti rosette basali, mostrano una suddivisione complessa in più lobi, ciascuno dei quali ulteriormente dentato o anche profondamente diviso, quasi come un pizzo prezioso.

Dalla parte opposta delle foglie crescono steli dove a gruppi si aprono dei fiori e ciascuno ha 5 sepali sottostanti 5 identici petali  rosei cosparsi di venature più scure che si irradiano dalla base come linee guida per gli insetti, i quali forse sono in grado notare anche dei segni che gli umani possono vedere solo ai raggi ultravioletti.



Al centro del fiore lo stimma è circondato da 10 stami suddivisi in 2 anelli da 5 e alla sua base sono collocati 5 organi che in seguito danno origine ai frutti a 'becco di gru'.

Una volta maturi, si scompongono in 5 porzioni, ciascuna provvista di un lungo filamento il quale,quando i tessuti di seccano e si contraggono, scatta allontanando le singole parti in modo che i semi possano uscire.

Una scatola a scatto con aperture automatiche davvero sorprendente!

venerdì 2 maggio 2014

Pimpinella

(Poterium sanguisorba)

(dialettale: pinpinela)


Lungo i margini sassosi delle strade e in luoghi anche aridi erompono, come spruzzi di una fontana, delle foglie composte, verdi rossastre, che affrontano temerarie anche la brutta stagione, offrendosi alla raccolta di chi ama quest'erba saporita.


Si tratta della sanguisorba, nome che le attribuisce le capacità di un vampiro nell'assorbire il sangue, o pimpinella, così chiamata per il forte aroma che emana, adatto a papille gustative forti.



La robustezza che la rende perenne è dovuta forse alla sua parte sotterranea, che è un grosso rizoma, una specie di lunga radice rubinetto, che sa andare a raccogliere l'acqua anche dove le altre piante conviventi non riescono ad arrivare.

Così si sviluppano degli striati fusti rosseggianti, da cui si dipartono foglioline sempre meno appariscenti, ma in compenso, all'apice, corte infiorescenze simili ad orecchini a palloncino: queste minisfere sono un ammasso di fiori senza petali, con 4 sepali ovali con la punta acuta , verdi e porpora listati di bianco.


Non sono tutti uguali però: quelli in posizione superiore sono femminili e sfoggiano stimmi piumosi rosei o rossi come coccarde disposte a tutto pur di farsi notare; meno vistosi, nella parte centrale sono riuniti i fiori completi di stami e pistilli, forse l'ultima spiaggia per la fecondazione, se i precedenti non sono in grado di procedere alle nozze.

Nella parte inferiore sono disposti i maschili i quali, facendo sporgere dal calice stami lunghi e flessuosi impreziositi da antere dorate ondeggianti ad ogni minimo alito di vento, spargono ovunque il loro pregiato carico di polline.


Forse a questo elegante e fresco aspetto della pimpinella sono dovuti la raccolta e l'uso che fin dall'antichità se ne faceva per diversi scopi medicinali, tra cui: 'Due o tre dei gambi e foglie messi in una tazza di vino sono noti per accelerare gli spiriti, rinfrescare e rallegrare il cuore, e scacciare la malinconia...'.
Chissà se per merito del vino o della pianticella!