mercoledì 26 giugno 2013

Giaggiolo siberiano

(Iris sibirica)

(dialettale: spada)


In terreni torbosi ed umidi, assai frequenti in Valpiana, già da lontano si possono individuare ciuffi di foglie rigide che formano cespi compatti di 'spade' verdi ben erette: col trascorrere degli anni ogni pianta s'infoltisce di nuovi getti, sorgenti dal rizoma in cerca di spazi nuovi, finché pare che la parte centrale s'innalzi rispetto alle laterali.




Questo è di sicuro un bel segno di vitalità che aumenta quando, nel clima frizzante e caldo di giugno, su lunghi steli dal portamento fine e slanciato s'aprono gli affusolati boccioli mostrando corolle  di 6 tepali, simboli di passione, ardore, esplosiva sensualità e fecondità.

Un pittore non avrebbe saputo far meglio nel miscelare le tinte, accostare le macchie, tracciare gli arabeschi che li solcano e tutto per attirare l'attenzione; un architetto non avrebbe saputo ideare delle linee così armoniose ma anche pratiche per salvaguardare stami e pistillo e favorirne la loro funzione.



Sfiorendo, si formano le capsule marroni dei semi, simili ad un calice con tre valve rivolte verso l'alto, ricolme di semi, capaci di ornare la pianta per tutto l'inverno e pronte a rovesciarli tutt'attorno per dare origine a  nuove piantine.

Nei secoli passati gli iris conosciuti furono denominati anche 'fleur de luce': mai nome fu così appropriato!