sabato 31 agosto 2013

Tasso barbasso

(Verbascum thapsus)

(dialettale: erbasko)

Ci vogliono 2 anni per poter apprezzare la vistosa infiorescenza di questo verbasco, ma che spettacolo ! Lo puoi ammirare già da lontano, una specie di candeliere che illumina le pietraie dove talvolta cresce.

Il primo anno è dedicato soltanto  allo sviluppo di una rosetta di foglie grigio verde, spolverate di farina, per la lanugine che le ricopre e che le rende simili a feltro, tanto che, in anni di miseria, potevano essere inserite nelle calzature  o nei vestiti per il buon isolamento che possono fornire e ciò è valso alla pianta il nome di ' coperta del mendicante'.

Nel secondo si sviluppa rapidamente una spiga corpulenta, alta anche 2 metri, ancor più massiccia delle foglie e sfumata di grigioverde.

Su di essa sbocciano gradatamente i fiori dorati: un giorno vedi ancora il lanoso bocciolo e il giorno dopo una specie di nasino giallo che s'affaccia e poi la coppa aperta di un giallo pallido uniforme, della durata di un solo giorno, subito sostituita da altri fiori distribuiti a caso lungo lo stelo fiorifero.


La corolla leggermente concava mostra 5 petali tondeggianti e, alternati a questi, 5 stami di lunghezza diversa: i 3 superiori sono più corti e coperti di peluria bianca o giallastra, mentre i due inferiori ne sono privi ma hanno antere più grandi; il pistillo, per distinguersi, sfoggia un verde quasi trasparente.


All'arrivo dell'autunno appaiono i frutti, duri, legnosi: sono capsule divise in 5 parti che persistono sul fusto anche quando la pianta è morta, ma ancora ben diritta sotto la neve.

Esso, nei tempi antichi era chiamato anche ' candela regia' perché  era usato come candela durante i funerali e le cerimonie sacre; per i Cimbri era 'incendio del cielo', dato che un'antica leggenda narrava che 'un fulmine cade sulla casa di colui che strappa un verbasco'. Da ciò si capisce quale valore gli si attribuiva.



venerdì 30 agosto 2013

Salvia gialla dei boschi

(Salvia glutinosa)

(dialettale: salvia dala)

Lungo i bordi dei sentieri o dove il bosco è stato diradato si propaga la salvia gialla, dall'aspetto rustico e un po' scontroso, forse per tutti quei peli che la rivestono e che riflettono la luce del sole; in ogni caso difficilmente la si associa alle salvie da cucina o a quelle decorative da giardino.

Ma essa pare non rassegnarsi a questa disattenzione e, se la tocchi, sembra volerti trattenere: infatti le grandi foglie con picciolo scanalato e i fusti eretti, oltre  a farti sentire questo rivestimento peloso, s'appiccicano con una certa insistenza.


Qualcuno ipotizza che tale emissione di sostanza vischiosa sia un espediente usato dalle foglie per evitare l'eccessiva traspirazione quando la temperatura s'innalza troppo, altri che abbia una funzione di difesa contro eventuali animali intenzionati ad assaggiarla.

I fiori si dispongono, allo stesso livello, attorno all'asse fiorale, in numero variabile per ogni giro che si ripete più volte fino alla sommità; i primi a fiorire sono quelli disposti più in basso ed aprono una grande bocca.


Nella parte inferiore 3 grandi petali gialli , saldati tra loro, con il centrale proteso in avanti e frangiato, mettono in mostra macchie bruno rossastre distribuite un po' dappertutto; superiormente 2 petali uniti formano un tettuccio a protezione degli stami a bilanciere e del pistillo che sporge come la lingua di un rettile.

Questa corolla fuoriesce da un calice campanulato e con sepali di diversa lunghezza, collegato al punto di inserzione con piccioli ricurvi che spuntano tra coppie di minuscole brattee.

L'intenso odore aromatico fa pensare che abbia le stesse qualità medicinali delle altre salvie; in tal caso anch'essa è un''erba sacra', perché salva e guarisce. 

giovedì 29 agosto 2013

Centaurea minore

(Centaurium erythraea)

(dialettale: )

I fiori variano non solo nella forma e nel colore, ma anche nella consistenza: l'infiorescenza della centaurea minore , quando la individui, spicca proprio per l'idea di solidità e di spessore che offrono i suoi petali di un roseo compatto, senza sfumature e privi di macchie.

Nessuna lievità, nessuna trasparenza per queste corolle con 5 lobi a margine tutto intero che lasciano sporgere 5 stami giallastri, i quali tendono ad avvitarsi su se stessi dopo aver adempiuto alla loro funzione di produrre ed emettere il polline, e 1 stilo con l'estremità che cade a maturazione.


In pratica, concluse le operazioni d'accoppiamento, si chiude tutto e buonanotte, in attesa del frutto.

Ogni fiore alla base è accompagnato da diverse foglioline talmente discrete da ridursi a minuscole brattee, mentre man mano che si discende lungo il fusto quadrangolare, se ne incontrano di maggiori dimensioni, uscenti in modo opposto dai nodi e dirette verso l'alto quasi come dita minacciose.


E un qualche timore lo si dovrebbe avere nel caso in cui si dovesse bere il suo infuso, dato che nell'antichità era denominata 'fel terrae - fiele della terra', per il gusto amaro dovuto alle sostanze che sono comuni anche alle altre genzianacee.

Nonostante questo, era una pianta molto utilizzata nella medicina popolare, anche come surrogato del chinino per combattere le febbri e per risvegliare l'appetito si utilizzava il 'vino di centaurea', preparato lasciando in infusione le sommità fiorite in vino bollente.


mercoledì 28 agosto 2013

Cavolaccio verde

(Adenostyles alpina)

(dialettale:  )

I particolari meno evidenti  talvolta sono determinanti nella vita e così è per questa pianta montana il cui nome si riferisce ad uno dei suoi elementi più minuti : lo stilo, cioè la parte visibile del pistillo che si erge sopra l'ovario.


Mostrando questo dei peletti simili a ghiandole, ha fatto sì che il nome scelto fosse adenostyles da 'adèn - ghiandola e 'stylos - stilo'.

Esso è avvolto dalle antere saldate tra loro e fissate all'interno di una corolla stretta ed allungata, lungamente svasata e suddivisa in 5 lobi triangolari che s'arrovesciano all'indietro.


Sono tutti fiori, rosa antico o lilla o grigiastro, di tipo liguloso, sostenuti da un involucro violetto, assemblati in numerosi capolini che formano un denso e un po' scapigliato corimbo.

Ma i corimbi sono tanti e tutti vicini tanto che nell'insieme il gruppo potrebbe sembrare una scopa: il colpo d'occhio che offrono su zone sassose e pendii franosi è notevole perché ti chiedi come possa tale abbondanza di chiome realizzarsi in luoghi che pare non possano offrire nulla.


Completano il tutto delle foglie alla  base che sono grandi, a forma di cuore, appuntite all'apice e di spessa consistenza, dove si rileva un fitto intreccio di nervature che formano un reticolo in rilievo.
La loro tinta, un verde pastoso, grigio verde inferiormente, s'accorda perfettamente a quella dei fiori e all'idea di cimelio da antiquari che questo cavolaccio suggerisce.

martedì 27 agosto 2013

Erba amara dei boschi

(Tanacetum corymbosum)

(dialettale: erba amara)

Vista da lontano la qualifichi subito per una margherita, ma poi scopri che l'infiorescenza non è un unico fiore, ma un insieme di corolle sostenute da peduncoli che hanno origine da punti diversi di inserzione  su un fusto alto, rigido  e scuro.


Può passare molto tempo, anche un mese, ed è sempre là che svetta indomita, in buone condizioni e soltanto l'intervento di una falce può abbatterla: che sia immortale?


Si tratta dell'erba amara dei boschi, e di questa qualifica volgare non dubiti perchè la sfumatura di un verde severo delle foglie, contornate per di più di bruno fa sospettare che non sia molto appetibile ; difatti poi vieni a sapere che i capolini essiccati e ridotti in polvere possono essere utilizzati come blandi insetticidi.

Anche il lieve odore aromatico che emana ti fa stare all'erta,  nonostante l'aspetto delle infiorescenze inviterebbe alla tranquillità dei semplici.


Lungo tutto il margine esterno di ogni agglomerato floreale sono posizionati bianchi fiori con corolla a tubo che termina a nastro dentellato all'apice; al centro ecco risplendere i gialli, a tubo con margine a 4-5 denti, all'interno dei quali 5 stami con filamenti liberi sono disposti in modo da abbracciare con le antere l'unico stilo cigliato.


lunedì 26 agosto 2013

Vilucchio comune

(Convolvolus arvensis)

(dialettale: beluriga)

Petali saldati lungo tutta la loro altezza formano una corolla a campana o ad imbuto con linee di piegatura evidenti: il vilucchio dei campi ne ostenta una leggermente rosata e di minori dimensioni rispetto a quella del vilucchione o convolvolus sepium.

In genere al di sopra del fiore aperto si preparano i boccioli con la corolla ritorta e gli spicchi avvoltolati come un ombrello chiuso, sorretti da un calice con sepali liberi e smarginati.


Normalmente l'apertura dura soltanto un giorno e deve bastare per poter effettuare il 'do ut des' con gli insetti impollinatori attirati dalla presenza di nettare e da un lieve profumo di vaniglia.

I fiori sono portati da fusti volubili che s'avvolgono ai sostegni con giri molto stretti e che s'espandono in orizzontale , dato che la dimora che si sono scelti sono i campi e i prati dove non trovano piante molto alte, per cui  fanno presto a raggiungere un posto al sole, distendendo attorno una scia di piccole foglie in parte cuoriformi e in parte lanceolate.


Il tutto proviene da lunghi rizomi sotterranei, occulti e maligni, con i quali si può intraprendere una lotta nel tentativo di estirparli, ma sapendo che sarà persa in partenza

Rappresenta perciò il simbolo dell'invadenza, mascherata di civetteria per la grazia e il candore con cui le corolle sembrano assicurarsi la simpatia di chi le contempla.


domenica 25 agosto 2013

Lattuga montana

(Prenanthes purpurea)

(dialettale:  )

Così aerea e leggera, la lattuga montana convive volentieri con i maestosi faggi, crescendo ai margini delle faggete e intrecciando il suo rizoma sottile e lignificato con le grosse radici nodose di questi alberi e facendo svernare le sue gemme nel tappeto di foglie cadute.


In primavera avvia una rosetta  di foglie tra cui si origina un fusto cilindrico eretto lungo il quale si dispongono foglie a forma di spatola che lo avvolgono mostrando da una parte la zona più estesa con 3 lobi laterali per parte ed un apice triangolare e dall'altra 2 orecchiette che si sfiorano.

Il colore glauco un po' annebbiato sembra antichizzato e ben s'accorda ai capolini penduli che si riuniscono in pannocchie irregolari.

L'infiorescenza è l'insieme di un involucro cilindrico olivastro composto di più serie di squame sul quale sta un calice con sepali inesistenti e una corolla con fiori a lingua di color fucsia, leggermente sfrangiati sul bordo esterno, ricoperti di peluzzi e man mano che avanza la maturazione, sempre più arrotolati verso l'esterno.


Anche lo stilo con gli stimmi divergenti  è peloso, fasciato dai filamenti liberi  di 5 stami con antere  acute alla base; il tutto è rivolto verso il basso, come è sottolineato anche dal nome, da 'prenes - inclinato e anthos - fiore'.
Naturalmente sorella di ogni tipo di lattuga, pare che anche questa pianta sia commestibile: si tratta di sapere se le sue foglie hanno sapore di faggio o di faggiola.

sabato 24 agosto 2013

Trifoglio campestre

(Trifolium campestre)

(dialettale: strafoi gial)

L'incontro con il trifoglio campestre è avvenuto in un pascolo ancora in funzione dove un buon numero di vacche con i loro vitellini al seguito pascolava: sicuramente per loro questa leguminosa rappresenta un prezioso alimento ricco di sostanza, difatti poche erano le piante residue e situate in angoli difficilmente raggiungibili ed esposti al sole.

La prima impressione è stata di meraviglia per il quadretto offerto dalle infiorescenze molto fitte e ciascuna con una sfumatura diversa, dal giallo chiaro, al dorato, al paglierino, al fulvo, all'ocra, al marrone, una tavolozza con l'intera gamma di questo colore.


Ben al di sotto di questi capolini densi di fiori, rade foglie ellittiche, accompagnate da stipule allargate alla base, avvolgenti quasi come un collettino picciolo e gambo,  con il loro verde intenso li fanno risaltare come piccole lampade cinesi accese.


Osservando poi nel dettaglio ogni fiore, ben addossato agli altri tutti disposti a spirale attorno all'apice, si scopre un calice verdastro con 5 denti di cui 2 più lunghi e il vessillo della corolla detta papilionacea, perché ricorda una farfalla, di dimensioni notevoli, ripiegato all'ingiù con nervature marcate, margine con lobi acuminati ma poco profondi, del tutto simile alla valva di una conchiglia.

Un vero gioiello da appuntare nella memoria, la cui scoperta casuale è stata forse propiziata dalla fortuna dovuta al fatto che si aveva a che fare con  un tri- folium, immagine vegetale del 3.   

venerdì 23 agosto 2013

Camomilla

(Matricaria chamomilla)

(dialettale: camamila)

Non è facile in Valpiana incontrare piante di camomilla che crescano in ambiente con vegetazione totalmente spontanea; ma questa era lì, lungo una strada sassosa, ai piedi di un grosso macigno, capitata in quel luogo deserto chissà in che modo, ma piuttosto rigogliosa anche se in terreno molto povero.


Si presenta con portamento a cespuglio, composto da un aggregato di fusti, alcuni fieramente eretti, altri appesantiti dai fiori e quindi ricadenti per l'incapacità di sostenerli; nella parte inferiore sono adorni di foglie di un delicato verde chiaro, suddivise così tanto da essere quasi filamenti con una breve punta, inseriti ordinatamente lungo la nervatura centrale e nell'insieme simili ad un pizzo lievemente ombreggiante.

Sulla sommità di steli piuttosto sottili ed allungati sono infine fissati i fiori, i quali, ad un primo sguardo, sembrano piccole margherite, perché organizzati in capolini con fiori esterni a lunga lingua bianca e interni a breve tubo con corolla gialla.


Sono inseriti su un ricettacolo  conico, protetto da un involucro di brattee ottuse, con caratteristica cavità vuota all'interno.

Quando  raggiungono la maturità, i fiori a raggiera si ripiegano all'indietro, assumendo quasi la forma di una minicometa sfrecciante, mentre i centrali perdono il loro splendore ripiegando su una sfumatura più spenta.


Il nome, dal greco, significa 'piccola mela di terra'  per il profumo simile, affermano alcuni, a quello di certi pomi; a me invece il suo aroma ricorda sempre l'infuso che, al primo apparire di piccoli disturbi di bambina, mi veniva prontamente somministrato, accompagnato  da un atteggiamento di fiducia quasi assoluta che tale filtro magico potesse sconfiggere avversità e negatività di ogni tipo e ciò bastava a rendere più sopportabile il male.

giovedì 22 agosto 2013

Genziana crociata

(Gentiana cruciata)

(dialettale: genziana a crose)

La genziana crociata, che si trova a suo agio su pendici ben soleggiate ed asciutte, è una pianta davvero 'ben piantata' su un fusto cilindrico, spesso arrossato, semplice, ma diritto e solido, come testimoniano anche i nodi ravvicinati.


Ma questa robustezza cosa deve sostenere? Un'ammucchiata di foglie coriacee, lucide, pesanti, che lo inguainano quasi del tutto e le cui nervature parallele formano dei solchi evidenti.
Sono disposte in modo da configurare, una sopra l'altra, delle croci; questo non perché seguano la religione cristiana, ma per l'assoluta necessità che ogni foglia avrebbe di aria e di sole.

Così si sono ingegnate in modo che ciascuna ne possa avere la maggiore quantità possibile, chiaro esempio dell'eterna armonia della natura che sembra casuale e invece è il risultato di un'attenta programmazione in modo che i bisogni di ogni parte, soddisfatti, facciano prosperare il tutto; regola questa che gli umani spesso e volentieri dimenticano!

Oltre alle numerose foglie vi è anche l'infiorescenza da reggere ed anch'essa è pesante perché formata da diversi fiori annidati alle ascelle fogliari e raggruppati a fascetti, quasi per riscaldarsi a vicenda.

Sono fiori con calice a tubo, di un verde quasi trasparente con bordo suddiviso in 4 denti irregolari e una corolla a campana con 4 lobi a punta triangolare azzurri, di quell'azzurro che gareggia in luminosità con le vetrate delle chiese gotiche.


Nell'interno numerose punteggiature più scure vanno a scomparire nel bianco del fondo da cui emergono 4 stami con antere rosee e ancor di più lo stilo massiccio che esibisce 2 stimmi prominenti.

mercoledì 21 agosto 2013

Menta d'acqua

(Mentha aquatica)

Non solo il profumo ma anche l'aspetto della menta d'acqua attira, per la sensazione di freschezza pulita che procura: sarà che in genere si individua accanto o dentro a stagni, sorgenti, ruscelli già di per sé rinfrescanti, tuttavia anche lo sviluppo rigoglioso, ma ordinato dei suoi stoloni e il posizionarsi regolare delle sue infiorescenze  al di sopra di ogni coppia di foglie offrono ristoro ad uno spirito stanco e disorganizzato.



Questa pianta e tutte le innumerevoli altre specie hanno sempre avuto una parte importante nella storia, a partire dall'epoca egizia quando erano usate per la preparazione di profumi ed unguenti liturgici, fino al tempo attuale in cui vengono coltivate su vasta scala per estrarne l'essenza.

Infatti questa ha un'energica azione sul sistema nervoso degli umani, particolarmente indicata per stimolare e per sedare; depura, elimina impurità, impedisce la riproduzione dei batteri, scaccia le pulci, insomma corrisponde davvero a quanto si intuisce quando la si contempla sotto il caldo sole estivo.




Sui fusticini ascendenti, i quali se ricadono a toccare il terreno radicano ai nodi, si dispongono foglie arrotondate, vellutate, con sfumature talora rossastre, che si ripiegano verso il basso per  qualche arricciatura vicino al corto picciolo o per nervature troppo rigide.

Lungo di essi, a distanza ravvicinata, dei capolini tondeggianti, che inglobano diversi piccoli fiori dalle corolle rosee suddivise in lobi quasi uguali, avvolgono il gambo a mo' di sciarpa, finché quello posto sulla sommità terminale corona il tutto quasi come una cupola sopra una chiesa.



martedì 20 agosto 2013

Silene dioica

(Silene dioica)

(dialettale:  )

Un contrasto davvero formidabile quello che la silene dioica offre alla vista: una corolla delicata, liscia e lustra, profondamente incisa e un calice con sepali rigidamente saldati a formare un tutt'uno, cosparso di una folta peluria; insomma la bella e la bestia  insieme!


A dir la verità anche i fusti e le foglie  sono pelosi e per di più leggermente appiccicaticci, nel tentativo forse di apparire ad eventuali malintenzionati più pericolosa di quello che è.

La forma ad otre del calice, costellato di venature scure che ne sottolineano le curve, fa pensare che all'interno vi sia qualche misterioso congegno che richiede segretezza e spazio o che la pianta abbia predisposto un gran deposito per i suoi frutti.


Questa caratteristica è così evidente che gli umani hanno voluto ricordarla nel nome: silene deriverebbe da Silenus, essere semidivino che nella mitologia greca s'accompagnava nelle bevute al dio Dioniso, guadagnandosi un ventre rigonfio.

Secondo altri discenderebbe dal greco 'selene - Luna piena' per indicare che l'apertura dei boccioli avviene di preferenza durante la notte.

I fiori formano una specie di raggruppamento a grappolo attorno al fiore apicale; i petali rosa fucsia sono 5 e si distendono attorno a 10 stami o a 5 stili.


Infatti essi sono o maschili o femminili e qualcuno ha osservato che il calice dei femminili è più grosso, proprio come una mamma in attesa; aspetta il granello di polline trasportato dagli insetti o dal vento  per poter dare origine al suo frutto.


lunedì 19 agosto 2013

Belladonna

(Atropa belladonna)

(dialettale:  )

Il nome di questa pianta fa sicuramente incuriosire, perché non è subito intuibile la correlazione esistente tra essa e l'aspetto di una femmina; anzi, poiché qualche volta proprio il modo di presentarsi, anche dei vegetali, richiama sensazioni non positive, ci si chiede se l'accenno alla bellezza non nasconda qualche inganno o qualche minaccia.

Incontrando la belladonna in genere nell'ombra di boschi umidi o in luoghi disboscati da poco, quindi squallidi, si ha proprio l'impressione che abbia qualcosa da occultare.


Sarà a causa dei fiori a forma di gonfia campana che si posizionano seminascosti e solitari tra coppie di foglie o sarà per la loro tinta livida dovuta all'intreccio di viola, bruni, gialli, verdi , i quali, variamente combinati, sembrano rinviare a incantesimi , a magie, a malanni.


Se poi vieni a sapere che in certi luoghi era chiamata 'l'ombra mortale della notte' , o anche 'ciliegia della pazzia' , senza contare che Atropo era una delle Parche, quella che recide il filo della vita, non ci sono più dubbi, è un essere malevolo, da evitare.


Meglio limitarsi soltanto ad osservarne le fresche foglie appuntite, il fusto slanciato che regolarmente si suddivide in 2 o 3 ramoscelli, il calice con 5 sepali ordinatamente disposti, la corolla col margine suddiviso in 5 lobi lievemente ondulati, i 5 stami con antere molto sviluppate e l'unico stilo centrale; non si sa mai cosa possa capitare a chi tocca una belladonna.



domenica 18 agosto 2013

Canapa acquatica

(Eupatorium cannabinum)

(dialettale:   )

Se vuoi sapere dove scorre dell'acqua nel terreno, basta individuare se vi sono piante di canapa d'acqua che amano il terreno argilloso essendo semiacquatiche; seguendo i loro insediamenti, spesso a gruppi, si può intuire la direzione del flusso anche da lontano, per l'altezza notevole che raggiungono i fusti e per la sfumatura rossiccia che caratterizza molte parti.


Il nome che deriva dal greco e significa 'nascita da padre nobile' le assegna anche una patente di nobiltà, visto che la scoperta delle sue proprietà medicinali pare sia da assegnare addirittura a Eupatore, re del Ponto..

I suoi fusti sono eretti e ramosi nella parte alta, striati e ricoperti da una folta peluria fino all'infiorescenza, formata da diversi capolini di 4-6 cimette ciascuno.



Ogni capolino porta pochi fiori di colore vario, dal rosa ad un lilla polveroso, ed emana un leggero profumo, a differenza del rizoma che invece puzza.

Sono presenti solo fiori tubulosi inclusi in un ricettacolo cosparso di brattee verdi, con corolla suddivisa in 5 lobi tra cui occhieggiano 5 stami con antere arrotondate alla base e uno stilo bianco, cosparso di sporgenze, che va assottigliandosi in punta.

sabato 17 agosto 2013

Saponaria comune

(Saponaria officinalis)

(dialettale: erba grasa)

Non a caso la saponaria porta questo nome: è il detersivo dei tempi andati, quando si osservò che le sue radici, frantumate e sbattute nell'acqua, producono una schiuma ricca di saponina, ottima per lavare in particolare la lana, tanto che i famosi tappeti dei popoli nomadi dell'Asia erano detersi con questo sistema.

Si capì poi che i frammenti dei suoi rizomi seccati,  bianco-giallastri all'interno e rossicci di fuori, depurano anche la sporcizia depositata negli organi interni degli umani, assegnandole il compito di ripulire e disinfettare.

Dagli stoloni che s'espandono dal rizoma si ramificano molti fusti cilindrici, tozzi e con nodi evidenti che portano foglie opposte, ellittiche con nervature parallele, senza picciolo e di un verde pallido.

I fiori si dispongono a grappolo sulla sommità: da un calice cilindrico, striato da nervature violacee, con bordo a 5 denti, s'apre di sera la corolla con 5 petali rosei, emananti un delicato profumo. 


Nel centro s'arricciano anche delle linguette rosate più corte dei petali, a protezione di 10 stami e 2 stili; la pianta simboleggia la perfezione, perché i suoi fiori danno l'impressione della purezza e perché foglie e radice offrivano preziose sostanze detersive.



venerdì 16 agosto 2013

Aconito giallo

(Aconitum lycoctonum)

(dialettale:  )

Già gli antichi conoscevano la sua tossicità, tanto che il nome pare derivi da 'akoniton - erba velenosa'; inoltre la forma del suo fiore, che ricorda un elmo alto e stretto non poteva non richiamare l'immagine di guerrieri in lotta, magari utilizzando il veleno estratto dalle sue  radici per rendere mortali le loro armi.

Nella mitologia dei paesi nordici l'aconito rappresenta il simbolo dei guerrieri erranti, ma non gode di buona fama, tanto da essere considerato nel linguaggio simbolico un emblema di furbizia, di dissimulazione, di ambiguità e di vendetta.


Da una robusta radice tuberosa prima emergono foglie decorative di un intenso verde scuro, a forma pentagonale con lobi ampi a loro volta profondamente incisi in segmenti sottili e lunghi, solcati da nervature molto evidenti; man mano che occupano posizioni superiori lungo il fusto, rimpiccioliscono fino a diventare delle lingue sottili su uno stelo allungato.

Su questo s'affollano i fiori bianco- giallastri, incarnato questo che fa pensare alla malattia, con struttura alquanto stravagante; ci sono sepali, come il dorsale e il superiore che, dopo essersi  molto allungati, s'incurvano formando un'esagerata cupola per proteggere i petali interni produttori di nettare.


Gli stami con antere scure sono numerosi ed anche i pistilli, precocemente svelati dal cadere delle protezioni che li avvolgono.

giovedì 15 agosto 2013

Millefoglio

(Achillea millefolium)

(dialettale:   )

C'è un patriarca dei botanici, Plinio il Vecchio, che ha dedicato il libro 'Storia naturale' alle erbe officinali spontanee raccontando molte cose più o meno credibili. Narra ad esempio che l'eroe Achille, ferito il re Telefo, ne curasse la ferita con un impiastro contenente un'erba prodigiosa che lo guarì.

Si trattava dell'achillea, che a lui deve il suo nome, e riguardo alla quale osservazioni più recenti hanno chiarito che è anche in grado di rinforzare le piante vicine tramite sostanze secrete dalle sue radici; qualcuno ha anche affermato che può essere considerata il mercurocromo dei nostri prati.


Cugina della camomilla, come testimonia il suo aroma, è adattabile ed invadente; da un rizoma strisciante allunga i suoi fusti sotterranei che, emergendo dalla terra, prima sviluppano una rosetta di foglie basali, grigio argentee, molto frastagliate, poi uno o più steli ricoperti di foglie suddivise in innumerevoli lamelle distanziate tra loro e ricoperte di lanugine.

Sulla sommità si dilatano delle infiorescenze dense ed appiattite, formate da un insieme di piccole ombrelle, ognuna portante più fiori bianco-opaco o rosa.


Ogni peduncolo sorregge un involucro, composto da squame orlate di scuro, che protegge il ricettacolo dove s'inseriscono ordinatamente 2 tipi di fiori: gli esterni con ligula a 3 lobi, di genere femminile; gli interni, tubulosi, a 5 petali, bisex, con 5 stami a filamento libero ed antere saldate attorno all'unico stilo giallastro.


Presi ad uno ad uno, questi fiori sarebbero impercettibili, ma così assemblati si guadagnano una buona visibilità, rendendosi riconoscibili in qualsiasi luogo.

mercoledì 14 agosto 2013

Salicaria

(Lythrum salicaria)

(dialettale:  )

Comparsa dal nulla in zona umida e donatrice di una fioritura di lunga durata, uno pensa che valga la pena di lasciar prosperare la salicaria dove ha scelto di vegetare. Non l'avesse mai fatto!

L'anno successivo tutta la zona attorno è cosparsa di esemplari più o meno robusti di questa pianta, detta anche 'verga rossa dei fossi', per  l'aspetto piramidale che assume quando i suoi steli sono fioriti.


L'invasione va addebitata al fatto che i suoi rizomi sotterranei s'allungano molto in breve tempo stendendo un inestricabile sistema di getti che soffoca altre essenze; d'altro canto essi sono  attivi nel depurare le acque con cui vengono a contatto migliorando quindi la pulizia dell'ambiente.

Il suo colore predominante è il rosso: rosso violetto i fiori che formano lunghe spighe terminali, rosso spento la sottile peluria che la ricopre, rosso luminoso il colore delle sue foglie, dalla forma simile a quella dei salici, d'autunno.


E con il sangue ha a che fare, dato che il nome, dal greco 'lythron - sangue', richiama le sue proprietà astringenti in grado di arrestare le emorragie e di stimolare la cicatrizzazione di ferite ed ulcere.

La corolla, formata di 6 petali lanceolati e un po' spiegazzati, e da stami in numero doppio parzialmente mimetizzati perchè ripiegati, fuoriesce da un calice con sepali che formano un tubo spesso con appendici interposte ai suoi lobi.




martedì 13 agosto 2013

Balsamina ghiandolosa

(Impatiens glandulifera)

(dialettale: )

Pianta proveniente dall'Oriente e segnalata in Italia per la prima volta all'inizio del XX secolo, la balsamina ghiandolosa, come molti migranti, è piena di forza e determinazione, tanto da essere considerata un pericolo grave perchè infesta soprattutto i luoghi umidi lungo i corsi d'acqua e le zone palustri, rubando spazio, luce e nutrienti alle specie indigene.

Le è stata dichiarata guerra anche perchè, così facendo, quando d'autunno muore, non essendo in grado di tollerare le basse temperature, lascia ampi spazi di terreno privi di vegetazione e quindi soggetti ad erosione.


Sopperisce a questa che sembra una sua definitiva scomparsa con l'ingegnoso stratagemma, messo in atto dalla selezione naturale, di produrre un enorme numero di fiori che si trasformano in altrettanti frutti pronti ad esplodere e a lanciare molto lontano i semi i quali , tra l'altro, hanno anche la facoltà di germinare dopo diversi anni.


Nonostante la gran produzione floreale che continua ininterrottamente per tutta l'estate su questi alti e nodosi fusti vitrei, ogni corolla, panciuta e sospesa in aria come un grande insetto volante a bocca spalancata, continua a mostrare dimensioni notevoli, colori fragranti ed aspetto appariscente, segno di grande robustezza.


Non a caso queste sue qualità sono state notate e si è pensato che, raccolte sotto forma di fiori di Bach, possano costituire un aiuto agli umani per superare stati di paura, ansia e stress , disturbi frequenti in quest'epoca squilibrata.