lunedì 24 giugno 2013

Cresta di gallo

(Rhinanthus )

(dialettale: erba cantarela)


Appare abbastanza spavalda questa pianta con quei fiori gialli che sembrano proprio il becco di un gallo, dopo essere spuntati dal calice seghettato che potrebbe rammentare il profilo di un pulcino pigolante.

Anche la loro consistenza, quasi cartacea, suggerisce l'idea che possa resistere senza grossi traumi agli inconvenienti che il prato, dove spesso cresce in grandi quantità, le può riservare.


Inoltre è molto adattabile tanto che la sua struttura varia a seconda della stagione di fioritura, del luogo e probabilmente anche delle diverse piante erbacee su cui impianta i suoi organi succhiatori vivendo, da semiparassita, in parte a spese del suo ospite.


La sua struttura è complessa perché sviluppa un fusto eretto, ma con vari rami laterali e opposti che la fanno sembrare un candeliere: nei nodi e negli internodi crescono delle foglie con margini dentati, verde pallido.

Nella parte terminale, adagiate su grandi brattee triangolari seghettate e talvolta provviste di appendici filiformi rigide, sta un calice che s'accresce e si gonfia man mano che procede la fioritura, dal quale fuoriesce in parte il fiore, formato da una corolla gialla costituita da un tubo che si suddivide in due labbri aperti o chiusi. Nella parte superiore sono presenti due denti conici viola e sotto sono disposti i 2 stami più grandi dei 4 a disposizione.


Insomma riconoscere la specie di questa pianta rappresenta quasi un enigma: altrettanto incomprensibile è il fatto che un tempo, qui da noi, le ragazze, il 24 giugno, festa di San Giovanni, all'alba  ne raccoglievano un gran mazzo e con la rugiada depositata si lavavano il viso.