venerdì 20 settembre 2013

Cicerchia silvestre

(Lathyrus sylvestris)

(dialettale:  )

Se non fosse per la sua attitudine a fare dell'alpinismo, la cicerchia silvestre se ne starebbe ben distesa tra le altre erbe del prato, destinata ad essere foraggio per gli animali.

Invece ha dotato il suo fusto volubile, appiattito come se qualcuno lo avesse stirato, di viticci, semplici filamenti abili ad aggrapparsi; essi  non sono altro che foglie le quali, persa la lamina, si sono ridotte alla sola nervatura centrale.


Si danno da fare per attaccarsi a qualsivoglia sostegno e per avere maggiori probabilità di raggiungerlo s'allungano in direzione orizzontale e con movimenti oscillatori compiono la loro ricerca di un appiglio idoneo dove ancorarsi.

Il fusto, che si dilata sotto forma di lamina verde opaco circondata da stipule alate giganti, forse si espande in questo modo particolare per sostituire quelle parti mancanti che non possono più svolgere un'adeguata funzione clorofilliana.


Anche le foglie, verde glauco, sembrano aste solcate da diverse nervature evidenti e, sollevandole, si sente un notevole peso; una forza ben resistente devono possedere quei viticci per tenerle sollevate in alto!

Su lunghi peduncoli fiorali, dentro calici campanulati con denti di diversa dimensione, alloggiano le corolle rosee del fiore, con petalo- vessillo appariscente a differenza dei petali della carena sobriamente dipinti di bianco-verde e quasi nascosti da quella grande bandiera.