sabato 13 aprile 2013

Petasite

(Petasites hybridus)

(dialettale: slavaza)


Dissimula la sua presenza durante l'inverno, mantenendo nascosto il suo robusto rizoma carnoso, capace comunque di impadronirsi di vaste aree con numerosi individui aggregati in colonie via via più consistenti, purché i terreni siano ricchi di sali e in prossimità di luoghi umidi.


In primavera compaiono quasi dal nulla i fiori sostenuti da un fusto cavo, a forma di tozzo pennacchio dalla coloritura porporina che poi, sviluppandosi via via le corolle, vira verso un rosa slavato tendente al bianco.


Ogni peduncolo porta un gruppo di fiori abbracciati stretti da brattee che lasciano intravedere appena i boccioli serrati che poi si  apriranno mettendo in mostra cinque tepali candidi da cui sporgerà qualche fiore a linguetta.


La laboriosa opera di fecondazione ha necessità di essere favorita da qualche insetto viaggiatore, in genere sono le api  a dare la loro manodopera, poiché ogni pianta porta esemplari di fiori o solo maschili o solo femminili: meglio evitare tentazioni improprie!


Infine, in estate, dalle radici emergono foglie di dimensioni ed aspetto notevoli, tanto che gli antichi assegnarono alla pianta il nome  'petasus - cappello da viaggio', il copricapo a larghe falde che all'epoca s'indossava per proteggersi.