lunedì 14 ottobre 2013

Elianto tuberoso

(Helianthus tuberosus)

(dialettale: tartufola)


In Valpiana esistono soltanto pochi gruppi di elianto tuberoso, in luoghi dove probabilmente un tempo vi erano degli orti; non sempre i fiori fanno in tempo ad aprirsi, visto lo sviluppo  lento a causa delle temperature più basse. Soltanto da qualche anno a questa parte, cioè in concomitanza con autunni più caldi, il giallo solare delle sue corolle vistose ha dato colore all'ambiente.


La pianta si sviluppa annualmente da tuberi di forma nodosa, spesso incastrati tra loro o posti al termine di lunghi rizomi, di colore biancastro o rossiccio; sono organi di riserva derivati da radici che fanno da ripostigli alimentari per le nuove gemme che a primavera dovranno svilupparsi.

E sono serviti da cibo anche per gli umani, in questo caso, per primi, furono i nativi del Nord America a capire che erano commestibili ed anche curativi; difatti hanno minori calorie della patata, favoriscono la funzione digestiva e sono indicati nella dieta delle persone diabetiche per le sostanze che contengono.



L'elianto appare forte e robusto, con il fusto rivestito di grandi foglie ovali, con dentature grossolane sui margini e di un verde opaco quasi polveroso.

Le infiorescenze sono capolini terminali su peduncoli non molto ingrossati; l'involucro come al solito composto da più serie di squame porta una ventina di fiori con lingua lunghissima attorno ai fiori a tubo centrali. I primi sono sterili, i secondi contengono 5 stami con antere abbraccianti l'unico stilo.


Gli sono stati attribuiti diversi nomi, alcuni inspiegabili, come topinambur, carciofo di Gerusalemme, rapa tedesca, artichoke, artichaut du Canada,tartufo di canna... ma non sono altro che cugini alla lontana dei formidabili girasoli dai giganteschi capolini.